Padova e Arquà Petrarca, poesia petrarchesca
Il detto popolare “Venezia la bella e Padova sua sorella” riassume perfettamente l’idea: se la bellezza della città lagunare è indiscussa, quella della città di Padova non è sicuramente da meno.
La sua origine risalirebbe alla notte dei tempi: nell’Iliade di Virgilio si racconta che Padova venne fondata addirittura nel 1185 a.C. ad opera del principe troiano Antenore.
Per non parlare della sua università, che esiste dal 1222 ed è una delle più antiche e prestigiose al mondo.
Ma, università a parte, Padova è conosciuta soprattutto come la Città del Santo, in riferimento alla figura di Sant’Antonio, il frate francescano (il cui vero nome era Fernando Martins de Bulhões) che, nato a Lisbona nel 1195, morì nella città veneta nel 1231. A lui è dedicata la Pontificia Basilica Minore di Sant’Antonio da Padova, meta di pellegrinaggio di milioni di fedeli ogni anno.
Padova è ricca di monumenti e di storia ma c’è un particolare che contraddistingue il suo centro storico, ovvero le numerose piazze. Eccone alcune.
Piazza dei Signori fu per secoli luogo di tornei e celebrazioni civiche e in questa bella piazza occupa uno spazio privilegiato il Palazzo del Capitanio, così chiamato perché sede di uno dei due capitani veneziani della città sulla cui facciata in candida pietra d’Istria spicca l’orologio astronomico (uno dei primi esemplari realizzati in Italia) inventato nel 1344 dall’astronomo Giovanni Dondi.
Osservando attentamente il quadrante si può scorgere una stranezza: tra i segni zodiacali posti attorno all’orologio manca quello della Bilancia. La tradizione popolare racconta che si tratterebbe di una vera e propria ripicca di Dondi nei confronti del committente che, a quanto pare, si rifiutò di pagargli il prezzo pattuito.
Piazza delle Erbe rappresentò (e rappresenta tuttora) l’anima commerciale della città ed è conosciuta anche come Piazza della Biada e Piazza del Vino: qui, come il Piazza della Frutta, si svolge ancora oggi un grandissimo e colorato mercato.
Domina la piazza il bellissimo Palazzo della Ragione, antica sede dei tribunali cittadini: caratterizzato da una copertura a forma di carena di nave rovesciata, al piano superiore di trova la più grande sala pensile del mondo detto “Salone”.
La più grande piazza cittadina è però il Prato della Valle: di forma ellittica, con una superficie di 88.620 metri quadrati è seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca!
Più che una piazza, il Prato della Valle è in realtà un grande spazio monumentale caratterizzato da quattro viali che confluiscono in un isolotto verde centrale circondato da un canale ornato da statue.
Questa curiosa soluzione architettonica arriva direttamente dalla tradizione veneta del giardino patrizio (Veneto è…la Riviera del Brenta), per la prima volta sottratto all’uso privato per essere fruito dalla collettività.
Lungo il listón di Prato della Valle si trova la Loggia Amuela, bellissimo palazzo in stile neogotico costruito sul modello degli edifici Veneziani, oggi sede di alcuni uffici comunali. In fondo, Venezia non è poi così lontana…
Nel corso del Trecento Padova divenne protagonista di un grande fermento culturale sfociato in quello che da molti è stato ribattezzato il “Rinascimento Padovano”: grazie alla Signoria della famiglia dei Da Carrara, infatti, Padova conobbe un periodo molto florido sia dal punto di vista artistico che culturale. Partendo dal ciclo pittorico di Giotto nella Cappella degli Scrovegni (dal 2006 Patrimonio dell’UNESCO), passando per Paolo Uccello, Donatello e Andrea Mantegna, la città divenne la meta prediletta di artisti provenienti da ogni luogo. Padova ospitò perfino il “sommo poeta” Dante Alighieri, giunto in città nel 1306 per sfuggire al rogo.
Padova ospitò a più riprese anche Francesco Petrarca, grande amico della famiglia dei Da Carrara: oltre che alla città in sé, però, la figura del poeta aretino è profondamente legata ad un’altra località dei Colli Euganei situata ad una ventina di chilometri da Padova: il piccolo borgo di Arquà Petrarca.
Nel 1368, infatti, per cercare di curare la precaria salute dell’amico, Francesco Da Carrara gli donò un terreno situato in una zona immersa nel verde e nella natura dove Petrarca sistemò un’antica casa preesistente: qui Petrarca trovò quiete e tranquillità insieme alla sua famiglia; qui compose le sue ultime opere; in questo luogo tanto amato morì nel luglio 1374.
Annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, oggi Arquà Petrarca è un piccolo borgo medievale immerso in una piacevole atmosfera rilassata, nel quale il tempo sembra scorrere più lentamente che altrove.
Gli edifici in pietra chiara, i vicoli lastricati, il verde smagliante della natura, il profumo del gelsomino in fiore, la luce calda dell’estate: in alcuni frangenti il panorama ricorda tanto la Toscana. Sarà per questo che Petrarca se ne innamorò al punto tale da trascorrervi gli ultimi anni di vita?
Emblematiche, a tale proposito, le parole del Poeta: “Per non allontanarmi troppo dalla mia chiesa, qui fra i colli Euganei, a non più di dieci miglia da Padova, mi sono costruito una casa piccola ma deliziosa, cinta da un oliveto e da una vigna, che danno quanto basta ad una famiglia numerosa, ma modesta. E qui, benché ammalato, vivo pienamente tranquillo, lontano da ogni confusione, ansia e preoccupazione, passando il mio tempo a leggere e a scrivere”.
E quella stessa quiete la si può apprezzare ancora oggi!
Padova e Arquà Petrarca: due realtà profondamente diverse tra loro ma accomunate dalla figura immortale di Francesco Petrarca.