Veneto è… la Riviera del Brenta
Ho sempre pensato che Veneto fosse in qualche modo sinonimo di Venezia, “Serenissima” capitale dell’omonima Repubblica, città conosciuta pressoché in tutto il mondo per la sua architettura, per la sua storia, per la sua cultura, per il suo carnevale. Invece, in occasione di un recente weekend, mi sono proprio dovuta ricredere: infatti ho scoperto un volto completamente diverso di questa Regione, fatto di splendidi paesaggi, incantevoli cittadine, imponenti castelli e meravigliose ville, un immenso patrimonio storico, culturale ed artistico a mio avviso non valorizzato quanto meriterebbe.
Dolo è una graziosa cittadina in provincia di Venezia e si trova proprio al centro della Riviera del Brenta. Estesa su entrambe le rive del Naviglio del Brenta, qui la vita pare trascorre tranquilla come le placide acque del suo fiume.
Si pensa che originariamente Dolo fosse una stazione di sosta temporanea di epoca romana ma il suo vero sviluppo cominciò solo in epoca medievale. Tra i tetti delle basse costruzioni spicca il bel campanile della Chiesa di San Rocco che, con i suoi rintocchi, accompagna la nostra passeggiata fino allo “squero” (cantiere per le barche a remi) cinquecentesco ed ai Mulini.
Lasciataci alle spalle Dolo, in questa bella mattina di sole Ciccio ed io imbocchiamo la strada che costeggia il fiume Brenta ma ci fermiamo quasi subito nella vicina Stra (VE) perché restiamo letteralmente incantati davanti al cancello di Villa Pisani: costruita a partire dal 1721 questa villa è considerata la “Regina delle ville venete”!
Composta da ben 168 stanze, la villa si estende su una superficie di 15.000 metri quadrati ed al suo interno conserva tuttora intatti opere d’arte ed arredi originali del Settecento e dell’Ottocento. Mentre ne attraversiamo le diverse sale, cerchiamo di immaginare come trascorresse la vita dei suoi abitanti, “impegnati” in banchetti, feste, “gossip” e quando raggiungiamo il Salone delle Feste restiamo letteralmente a bocca aperta!
Sulle nostre teste, infatti, si apre il meraviglioso soffitto affrescato da Gianbattista Tiepolo in soli 76 giorni, un enorme cielo azzurro con grosse nuvole nel quale compaiono personaggi religiosi accanto a personalità politiche dell’epoca, in un susseguirsi di richiami alla gioia della pace ed al dolore della guerra, argomenti incredibilmente attuali ancora oggi.
Entusiasti per quanto abbiamo appena visto, proseguiamo nel nostro itinerario: la nostra prossima destinazione sarà Valsanzibio di Galzignano Terme (PD) dove visiteremo Villa Barbarigo – Pizzoni Ardemani, meglio nota come “La piccola Versailles”.
Ci immergiamo così nella rigogliosa campagna veneta: il traffico è scarso, c’è parecchia tranquillità e la primavera, ormai “esplosa”, rende i colori smaglianti!
Ma, ancora una volta, dobbiamo fermarci per una sosta imprevista! Stiamo percorrendo una panoramica strada di provincia quando la nostra attenzione viene catturata dal Castello del Catajo, un imponente edificio fortificato la cui presenza è impossibile non notare! La sola vista del trionfale ingresso mi fa capire quanto quel castello debba essere bello al suo interno: purtroppo, però, non potremo scoprirlo perché oggi è chiuso… Peccato!
Ci rimettiamo nuovamente in marcia e, dopo una decina di minuti, eccoci finalmente davanti al “Portale di Diana”, principale ingresso via acqua del complesso Monumentale di Valsanzibio.
E’ veramente difficile descriverne la magnificenza! Questo luogo è pieno di allegorie e vi si respira un’atmosfera davvero magica, a tratti perfino mistica: progettato da Luigi Bernini, fu l’allora Cardinale Gregorio Barbarigo a volere, nel 1631, che questo giardino diventasse l’emblema della via attraverso la quale l’Uomo raggiunge la perfezione.
I giardini, oltre ad essere tra i più importanti giardini d’epoca ancora esistenti, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti anche a livello internazionale. Si estendono per oltre 10 ettari, in un’alternanza di cascate, ruscelli, laghetti e scherzi d’acqua che appaiono e scompaiono tra centinaia di alberi ed arbusti secolari, costellati qua e là da statue scolpite nella pietra d’Istria.
Non ci resta, dunque, che metterci alla prova con il “percorso di salvificazione”…
La prima “tappa” prevede il superamento del labirinto di bosso: che emozione! E’ la prima volta in vita mia che mi trovo in un labirinto… Vediamo un po’… Giro a sinistra, quindi a destra, proseguo dritto, poi svolto di nuovo a destra… Perfetto: sono finita in una strada senza uscita! Aiuto!! Ciccio, dove sei??
Raggiunto (faticosamente, perché nel frattempo mi sono persa ancora un paio di volte…) il centro del labirinto, guadagniamo l’uscita e ci fermiamo per la seconda tappa di “meditazione” alla Grotta dell’Eremita. In realtà, la nostra meditazione consiste in una breve sosta all’ombra di un enorme albero, nel silenzio del parco, per trovare un po’ di refrigerio… Non so se per “meditazione” si intenda proprio questo…
Valsanzibio_Villa Barbarigo. L’Isola dei ConigliLa terza tappa all’Isola dei Conigli dovrebbe consentirci di prendere piena consapevolezza della nostra condizione umana… Ma cosa sono quelli laggiù?! Eh sì, sono proprio dei piccoli conigli!
Proseguiamo il nostro percorso fino alla quarta tappa: di fronte al Monumento al Tempo lasciamo che i nostri spiriti “spazino oltre i confini dello spazio e del tempo”… Visto che ogni cammino che si rispetti nasconde delle tranelli, alla Fontana delle insidie dobbiamo stare attenti a non farci trarre in inganno dai giochi d’acqua, altrimenti una bella doccia rinfrescante è garantita!
Finalmente arriviamo all’ultima tappa: davanti alla Scalea del sonetto saliamo i 7 gradini recitando il “sonetto della scalinata” e ci troviamo al cospetto della Fontana dell’Estasi, meta finale del nostro viaggio spirituale. Che fatica!!
Credo che nessuno di noi due abbia raggiunto la “perfezione” né penso che i nostri spiriti siano stati salvati, tuttavia l’esperienza vissuta in questi giardini è stata di per sé meravigliosa: camminare lungo viali e vialetti ricoperti da ciottoli bianchi, sostare all’ombra di piante lussureggianti, sentire solamente il cinguettio degli uccellini e lo scricchiolio dei nostri passi sulla ghiaia… semplicemente bellissimo!
Mentre eravamo al Castello del Catajo, un simpatico signore ci ha suggerito di fare una capatina ad Arquà Petrarca, dove Francesco Petrarca morì nel 1374. Considerato tutto quello che abbiamo visto finora, perché pianificato o solamente per puro caso, non ho dubbi che anche questo borgo saprà stupirci! Non ci resta, dunque, che muoverci alla volta dei Colli Euganei per scoprire un altro pezzetto di questo inaspettato Veneto.