Parlare di amore nei giorni che precedono e seguono il 14 febbraio è sicuramente scontato ma assolutamente necessario: che sia intenso e travolgente oppure maturo e delicato, l’amore non è forse il sentimento più istintivo e appassionato di tutti?!
In Italia c’è una città che viene immediatamente associata all’amore ed è Verona. Il motivo è semplice: qui si consumò la tragedia amorosa più famosa al mondo, quella di Romeo e Giulietta!
Nella Verona del Trecento, governata dalla dagli Scaligeri, due nobili famiglie, i Montecchi e i Capuleti, si osteggiano vicendevolmente, non sapendo che il destino avrà in serbo per loro un’amara sorpresa. Ironia della sorte, infatti, Romeo e Giulietta, i due giovani discendenti delle rispettive casate, si innamoreranno perdutamente l’uno dell’altra arrivando a morire in nome del loro profondo quanto contrastato amore.
“Ride delle cicatrici altrui
chi non ebbe a soffrir giammai ferita…
Oh, quale luce vedo sprigionarsi
lassù, dal vano di quella finestra? È l’oriente, lassù, e Giulietta è il sole!
Sorgi, bel sole, e l’invidiosa luna
già pallida di rabbia ed ammalata
uccidi […]”
“Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?
Ah, rinnega tuo padre!
Ricusa il tuo casato!
O, se proprio non vuoi, giurami amore,
ed io non sarò più una Capuleti!”
Alzi la mano chi non ha letto almeno una volta la celeberrima scena del balcone?!
Alla fine, la riconciliazione tra Capuleti e Montecchi ci sarà ma avverrà sul sangue dei loro figli.
“Una triste pace porta con sé questa mattina:
il sole, addolorato, non mostrerà il suo volto.
Andiamo a parlare ancora di questi tristi eventi.
Alcuni avranno il perdono, altri un castigo.
Ché mai vi fu una storia così piena di dolore
come questa di Giulietta e del suo Romeo”
In realtà, la storia di Romeo e Giulietta sarebbe nata dalla penna dello scrittore e nobiluomo vicentino Luigi da Porto che la pubblicò per la prima volta nel 1531 sotto forma di novella dal titolo “Historia novellatamente ritrovata di due nobili amanti con la loro pietosa morte intervenuta già al tempo di Bartolomeo della Scala”.
L’autore si sarebbe ispirato alle due famiglie rivali di nome Montecchi e Cappelletti, realmente vissute a Verona, entrambe citate da Dante nel Purgatorio, Canto VI (versi 105-107) della Divina Commedia. Mentre i primi sarebbero stati un’antica e nobile famiglia ghibellina coinvolta nelle lotte di potere, i secondi sarebbero invece appartenuti alla fazione guelfa e sarebbero stati di origine cremonese. La triste storia di Romeo e Giulietta circolò dapprima solo a Verona, ma successivamente arrivò in Francia e in Inghilterra dove fu messa in scena da William Shakespeare alla fine del Cinquecento.
Forse non tutti sanno che, oltre agli sfortunati Romeo e Giulietta, Verona avrebbe fatto da sfondo anche ad un’altra struggente storia d’amore raccontata nella leggenda del Pozzo dell’Amore. Durante un inverno di inizio Cinquecento il giovane soldato Corrado di San Bonifazio si innamorò perdutamente della bella Isabella Donati che sembrava però insensibile alla sua corte. Un giorno i due giovani si incontrarono in prossimità di un pozzo poco distante da Piazza Erbe e Corrado, esasperato dall’apparente freddezza della ragazza, la accusò di essere gelida come l’acqua del pozzo. Davanti a quell’affermazione, Isabella sfidò il soldato a tuffarsi nel pozzo per verificare se l’acqua fosse realmente ghiacciata. Senza esitare Corrado vi si lanciò morendo assiderato. A quel punto Isabella, segretamente innamorata del ragazzo, lo seguì nel pozzo andando anch’essa incontro a morte certa.
Chissà perché le storie d’amore più appassionate e struggenti sono spesso anche le più tristi!
Ricondurre la città di Verona alle sole vicende di sfortunati amanti suona però un po’ riduttivo perché in realtà Verona ha davvero un sacco di cose da raccontare.
Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2000, Verona vanta origini antichissime. Le prime notizie che la riguardano infatti risalgono al IV-III secolo a.C. quando nell’area di Verona si sviluppò un piccolo agglomerato che accrebbe la propria importanza fino a diventare colonia romana nel corso del I secolo a.C.
Il nucleo più antico della Verona di epoca romana è racchiuso nell’ansa dell’Adige, dove si trova il più importante complesso di resti romani dell’Italia settentrionale.
Simbolo di questo periodo storico, oltre che icona della città, è l’Arena di Verona, l’anfiteatro romano celebre praticamente in tutto il mondo per essere la location dell’Arena Opera Festival, manifestazione di opera lirica che si svolge annualmente dal 1913.
La mancanza di fonti scritte circa l’inaugurazione dell’anfiteatro rende piuttosto difficile datarne la costruzione anche se gli storici sono ormai concordi nel ritenere che risalga al I secolo d.C. Ciò che è certo è che l’Arena di Verona è uno dei più grandi monumenti di epoca romana meglio conservati, terzo per grandezza dopo il Colosseo di Roma e l’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere.
Anche l’Arena di Verona è però protagonista di una leggenda diffusasi nel Medioevo secondo la quale un gentiluomo veronese, in attesa dell’esecuzione della condanna a morte, barattò la propria esecuzione con la promessa di costruire in una sola notte un immenso teatro da regalare alla città. Per fare ciò, però, fu costretto a vendere la propria anima al Diavolo che avrebbe realizzato per lui l’immane impresa con l’aiuto di tutti i demoni dell’Inferno. Pentitosi immediatamente della propria scelta, il gentiluomo cominciò allora a pregare la Vergine Maria ottenendo da lei una grazia: il mattino seguente, infatti, il sole sorse due ore prima e alla prima nota dell’Ave Maria le creature infernali, che stavano ancora costruendo il teatro, risprofondarono nelle viscere della terra, lasciando incompiuta l’ala dell’Arena.
Il fatto che vi possa essere stato lo “zampino” del Diavolo nella costruzione dell’Arena si spiegherebbe col fatto che l’edificio ha una mole così importante che nel Medioevo pareva impossibile potesse essere opera dell’uomo.
Dopo l’occupazione ostrogota e longobarda, Verona divenne un comune indipendente. Per centoventicinque anni (dal 1262 al 1387) la dinastia degli Scaligeri governò la città, facendole acquisire ricchezza e potere.
La decadenza scaligera segnò la fine dell’indipendenza di Verona che nel 1405 passò sotto il dominio di Venezia che nel corso dei successivi quattro secoli la riqualificò e ne arricchì il tessuto urbano.
E’ il caso, ad esempio, della centrale Piazza Bra; già verso la metà del XII secolo in quest’area, che era poco più di uno slargo, si teneva il mercato del legname e del bestiame ma la piazza come oggi la vediamo cominciò a definirsi nel Cinquecento grazie all’architetto e urbanista Michele Sammicheli, cittadino della Repubblica di Venezia che ne delimitò il perimetro occidentale e sistemò prospetticamente l’Arena all’interno dello spazio della piazza. Il nome Bra deriva dall’aggettivo tedesco “breit” (“largo”) di chiara origine longobarda e contraddistingue appunto la piazza più grande del centro storico cittadino.
La piazza più antica della città è Piazza Erbe che sorge sopra l’area dell’antico Foro Romano, il luogo nel quale si svolgevano la vita politica ed economica della città. Durante il Medioevo questo spazio divenne la sede del potere politico e amministrativo della città e gli antichi edifici romani cedettero il passo a quelli che, ancora oggi, dominano la scena.
Adiacente a Piazza Erbe sorge Piazza dei Signori nata nel Medioevo dallo sviluppo dei palazzi scaligeri. Fin dall’inizio assunse funzioni di rappresentanza, politiche e amministrative come testimoniano gli edifici che la inquadrano.
All’inizio dell’Ottocento Verona entrò a far parte del Regno di Napoleone Bonaparte fino al 1815 quando fu ceduta e annessa all’Impero Austro-Ungarico. Protagonista del Risorgimento italiano, nel 1866 Verona entrò a far parte del Regno d’Italia.
Visitare Verona, quindi, significa ripercorrere la sua storia attraverso i suoi bellissimi monumenti. Verona è una città piena di curiosità e di luoghi (alcuni noti, altri nascosti) che raccontano storie d’amore e di mistero, eventi che si intrecciano con la tradizione, le leggende e i fatti storici.