Italia,  Sicilia

Taormina, infinita bellezza

Varchiamo l’ingresso del Teatro Antico e scopriamo che sono in corso le prove di un concerto di musica classica che si terrà nel tardo pomeriggio a sostegno dell’Ucraina, devastata dalla guerra.

Taormina_Il Teatro Antico. Musica e storia millenaria

Man mano che ci avviciniamo alla cavea la musica si fa sempre più intensa e nel preciso istante in cui ci affacciamo dalla cima della gradinata, ecco che le lacrime cominciano a bagnarmi le guance. Sul palco, i musicisti seduti a semicerchio; una violinista al centro della scena suona un assolo e le sue note fanno vibrare il teatro. Alle sue spalle, tra le colonne secolari, uno degli scenari più suggestivi che io abbia visto finora.

Taormina_Il Teatro Antico. Scorcio

Per me è praticamente impossibile non lasciarmi travolgere dalle emozioni! Ciccio mi osserva con un misto di sorpresa e curiosità negli occhi e, alla fine, a dispetto delle lacrime che mi rigano ancora la faccia, lo guardo e mi metto a ridere: “Non puoi capire”, gli dico ed è vero perché, sinceramente, neppure io riesco a capacitarmi di tutto questo scombussolamento… Questo luogo mi ha davvero colpita al cuore!

La musica finisce e tutti noi visitatori scoppiamo in un fragoroso (quanto meritato) applauso. Ora la visita può cominciare.

Taormina_Il Teatro Antico

Il Teatro Antico di Taormina è forse il monumento più famoso della cittadina siciliana. Secondo per dimensioni solo al Teatro Greco di Siracusa, la costruzione di questo teatro cominciò con ogni probabilità nel III secolo a.C. all’epoca di Gerone II, stratego dell’esercito siracusano e basileus (re) di Sicilia dal 275 al 270 a.C., e per poterlo realizzare furono asportati manualmente oltre 100.000 metri cubi di roccia. In origine fu pensato per ospitare spettacoli drammatici e musicali ma dopo la ristrutturazione e l’ampliamento operati dai Romani, il teatro venne utilizzato per le battaglie navali, i giochi dei gladiatori e le venationes ovvero spettacoli che prevedevano la caccia e l’uccisione di animali selvatici.

Taormina_Il Teatro Antico: una prima ristrutturazione dell’impianto avvenne probabilmente sotto l’Impero di Augusto (27 a.C. – 14 d.C.). Con l’ampliamento effettuato nella prima metà del II secolo d.C. il teatro assunse l’aspetto attuale.
Taormina_Il Teatro Antico. La cavea: letteralmente scavata nella roccia, poteva ospitare 5.400 spettatori. Come sfondo ha il Golfo di Schisò, il Mar Ionio e l’Etna. La cavea era suddivisa in nove settori serviti da otto scale e nella parte alta era circondata da una doppia galleria ad archi sorretta all’esterno da pilastri e all’interno da colonne di marmo. Anticamente i primi posti erano riservati alle autorità. Il teatro oggi ha una capienza di 4.500 posti a sedere.
Taormina_Il Teatro Antico. I portici: dietro il muro superiore che chiude la platea furono costruiti in mattoni due grandi portici che seguivano il perimetro della platea stessa. Le volte di ciascun portico sosteneva una terrazza, la più alta della quale non aveva sedili fissi e ospitava la gente più umile.
Taormina_Il Teatro Antico. La scena: gli studiosi ritengono che esistessero due ordini di colonne: un primo ordine formato da nove colonne disposte a gruppi di tre e un secondo ordine costituito da sedici colonne più basse ed equidistanti tra loro. Si racconta che le colonne fossero state trasportate via mare fino a Villagonia (frazione del comune di Taormina) e che, agganciate a delle funi, fossero state tirate da orde di schiavi fino al Teatro. Durante il Medioevo la maggior parte delle colonne furono asportate per costruire palazzi privati e per abbellire i luoghi di culto.
Taormina_Il Teatro Antico: furono i Romani ad inserire all’interno dell’impianto del teatro colonne, statue e coperture. Anche l’orchestra, che in epoca greca ospitava i musicisti, fu ampliata: le gradinate inferiori vennero sostituite con un corridoio a volta in modo che lo spazio dell’orchestra risultasse collegato ad una zona ipogea dove furono posizionate le macchine sceniche utilizzate per creare gli “effetti speciali” durante i combattimenti. In epoca tardo-antica fu infine realizzato il portico alle spalle della scena.
Taormina_Il Teatro Antico: dopo l’intervento romano, il teatro raggiunse 109 metri di diametro, l’orchestra arrivò a misurare 35 metri di diametro e la capienza raggiunse i 10.000 spettatori.

L’arrivo dei Vandali segnò il declino del teatro, una parte del quale durante il Medioevo fu riutilizzato per ricavarne un palazzo privato. Il Teatro Antico attirò nuovamente l’attenzione su di sé nel XVIII secolo quando la sua immagine di monumento decaduto attorniato da una rigogliosa vegetazione e con una vista inusuale sull’Etna colpì i ricchi dell’aristocrazia europea impegnati nel lungo viaggio continentale conosciuto con il nome di Grand Tour. Nel 1787, Johann Wolfgang von Goethe visitò il teatro e rimase talmente estasiato dal panorama che si godeva dalla cavea che nel suo “Italienische Reise” (“Viaggio in Italia”) scrisse: “Se ci si colloca nel punto più alto occupato dagli antichi spettatori, bisogna riconoscere che mai, probabilmente, un pubblico di teatro si vide davanti qualcosa di simile. […] Davanti a noi l’intero, lungo massiccio montuoso dell’Etna; a sinistra la sponda del mare fino a Catania, anzi a Siracusa; e il quadro amplissimo è chiuso dal colossale vulcano fumante, che nella dolcezza del cielo appare più lontano e più mansueto, e non incute terrore”.

Taormina_Il Teatro Antico: a destra, sullo sfondo, si intravede il profilo dell’Etna.
Taormina_Il Teatro Antico. Panorama
Taormina_Teatro Antico. Panorama
Taormina_Teatro Antico. Panorama

A partire dagli Anni Cinquanta del secolo scorso il Teatro Antico di Taormina è infine diventato il luogo privilegiato di spettacoli teatrali e concertistici, palcoscenico privilegiato di cerimonie di premiazione e di famose manifestazioni cinematografiche.  

Un altro luogo speciale di Taormina è il Parco Trevelyan che oggi è un giardino pubblico e che i Taorminesi sono soliti chiamare “La Villa”.

La storia ci insegna che nel corso dei secoli le popolazioni che passarono per Taormina lasciarono un segno della loro presenza: così è stato per i Greci, i Romani, gli Arabi, i Normanni, gli Spagnoli dei quali la città ancora oggi ci racconta qualcosa. La stessa cosa è accaduta in tempi storicamente più recenti quando Taormina fu scelta come residenza da Florence Trevelyan alla cui figura è indissolubilmente legato l’omonimo parco. Ma chi era questa signora? Nata nel 1852 a Newcastle, Florence crebbe in una famiglia aristocratica e fin da piccola si appassionò al giardinaggio. Dopo la morte dei genitori, Florence viaggiò a lungo in giro per l’Europa e arrivò fino in Sicilia. Accusata di adulterio, per evitare lo scandalo, nel 1884 Florence dovette abbandonare il Regno Unito  e decise così di stabilirsi a Taormina dove rimase fino alla morte nel 1907. Sposatasi con Salvatore Cacciola, medico, docente universitario e Sindaco di Taormina, Florence comprò alcuni terreni agricoli e intraprese la creazione di un giardino in stile inglese (da lei chiamato “Hallington Siculo” in ricordo di un parco nel quale trascorse l’infanzia) nel quale collocò specie di piante rare e piccoli edifici fantasiosi chiamati “Victorian Follies”. Dopo la sua scomparsa, il parco venne espropriato nel 1923 e divenne parco comunale.

Taormina_Il Parco Trevelyan: la parte settentrionale del parco si sviluppa su due livelli raccordati da una rampa inclinata ed è divisa da una piazza centrale, un tempo utilizzata per il ballo, per il gioco o semplicemente per una sosta ombreggiata.
Taormina_Il Parco Trevelyan. Victorian Follies: chiamate anche “beehives” (alveari), questa strane costruzioni realizzate con pietre, legno e mattoni combinano gusti architettonici diversi tra loro: si va dallo stile gotico a quello romanico e rococò fino quello delle pagode orientali. Questi edifici furono realizzati a scopo puramente ornamentale, semplici decorazioni del parco che si dice che Florence abbia utilizzato per suo diletto e per quello degli ospiti. 
Taormina_Il Parco Trevelyan. Victorian Follies: con un pizzico di immaginazione si riesce a vedere Florence trascorrere le sue giornate su questi padiglioni a sorseggiare una tazza di thé e a osservare i volatili di cui era appassionata.

Questo straordinario polmone verde sorge al limite del centro abitato lungo il bordo di una collina e si presenta come una terrazza affacciata sul Mar Ionio e sull’Etna.

Taormina_Il Parco Trevelyan. Il viale panoramico costeggia la scarpata ed è delimitato da un bel parapetto traforato.
Taormina_Il Parco Trevelyan. Panorama
Taormina_Il Parco Trevelyan. L’Isola Bella: dal parco lo sguardo arriva fino a questa piccola isola che fu acquistata da Florence nel 1890. La nobildonna vi fece costruire una villa e un giardino di piante non autoctone e arbusti rari. L’isola è prospicente la spiaggia di Taormina ed è collegata alla costa da uno stretto istmo sabbioso.

Al suo interno si possono ammirare una incredibile varietà di piante e alberi locali ed esotici, il Monumento ai Caduti della Guerra del 1915-1918, il Monumento dei Marinai d’Italia, il Mas dedicato alla medaglia d’argento al valore militare e perfino un cannone risalente alla Prima Guerra Mondiale.

Taormina_Il Parco Trevelyan. Scorcio. Sullo sfondo il Monumento ai Caduti della Guerra del 1915-1918.
Taormina_Il Parco Trevelyan. Fiori
Taormina_Il Parco Trevelyan. Cactus
Taormina_Via Teatro Antico

Durante il giorno le vie di Taormina sono davvero affollate, un pot-pourri di gente proveniente da ogni angolo del mondo. L’aspetto che più mi diverte è senz’altro l’abbigliamento delle persone che incontriamo: si va dalla ragazzina in calzoncini striminziti, canotta e ciabattine da spiaggia, alla coppia in abito elegante che sembra appena sbarcata da un lussuoso yacht, passando per il tipico turista mitteleuropeo in sandali e calzini rigorosamente bianchi. 

Nel punto in cui Via Teatro Greco incrocia il caratteristico Corso Umberto sorge Palazzo Corvaja. Alla fine della Prima Guerra Mondiale questo palazzo versava in pessime condizioni ma grazie a un importante restauro oggi è la sede del Museo Siciliano di Arti e Tradizioni Popolari e dell’Infopoint turistico

Taormina_Palazzo Corvaja: la facciata fu realizzata in pietra di Taormina e presenta delle finestre bifore con archi a sesto acuto e capitelli corinzi. Il fascione che divide in altezza il palazzo è in pietra lavica e la merlatura a corona che decora la parte alta del palazzo richiama quella delle fortificazioni presenti in altri edifici taorminesi.
Taormina_Palazzo Corvaja: rappresenta nel suo insieme tre diversi momenti storici di Taormina. Il nucleo centrale del palazzo è caratterizzato da una torre cubica merlata ispirata per forma e orientamento ad Al-Ka’ba della Mecca, l’antica costruzione situata all’interno della Sacra Moschea che rappresenta l’edificio più sacro per l’Islam. La torre venne realizzata dagli Arabi tra il 902 e il 1079 a scopo difensivo. Quando la regina Costanza d’Aragona, moglie di re Federico II, giunse in Sicilia nel 1209, il suo accompagnatore ricevette in dono il possesso della torre alla quale fu affiancato sulla sinistra un nuovo corpo di fabbrica che nel corso del XIV secolo fu utilizzato come una sorta di tribunale. Nel XV secolo sulla destra dei due edifici ne fu aggiunto un terzo nel quale si riunì il Parlamento Siciliano presieduto dalla regina spagnola Bianca di Navarra.

Corso Umberto è la via principale di Taormina, piena di negozi, botteghe artigiane, ristoranti e hotel.

Taormina_Corso Umberto: intitolata a Umberto I di Savoia, Re d’Italia dal 1878 al 1900, è la strada principale di Taormina e la percorre interamente. E’ lunga circa 800 metri e anticamente era parte integrante della strada che collegava Messina con Catania.
Taormina_Porta Catania: delimita la parte meridionale della lunga strada e rappresenta la seconda cinta muraria che circondava Taormina. Costruita intorno al 1440, come riportato nell’edicola raffigurante lo stemma degli Aragonesi, la porta è anche detta Porta del Tocco perché, in epoca normanna, nella piazzetta ad essa adiacente si tenevano le riunioni pubbliche che si svolgevano all’”ora del tocco” ovvero le 13.
Taormina_Porta Messina. Particolare: corrisponde all’ingresso settentrionale del centro storico di Messina e insieme a Porta Catania, ubicata dal lato opposto, faceva parte della cinta muraria fortificata. La lapide in cima alla porta è dedicata a re Fernando IV di Borbone e le è valsa l’appellativo di Porta Ferdinandea.

Delimitata a nord da Porta Messina e a sud da Porta Catania, la bellezza di questa strada è data dal fatto che su di essa affacciano edifici di epoche e stili diversi, che vanno dal gotico al barocco, dall’arabo al normanno. E tra questi bei palazzi spesso si aprono vicoli inaspettati che regalano scorci davvero suggestivi.

Taormina_Scorcio
Taormina_Scorcio
Taormina_Scorcio
Taormina_Scorcio
Taormina_Le pigne: simbolo della montagna, dimora degli Dèi, la pigna fa la sua comparsa nel bacino del Mediterraneo in tempi remoti come simbolo della divinità. In particolare, nella tradizione iconografica greca, la pigna generalmente sormontava il tirso, il bastone del dio Dioniso. In Sicilia le pigne spesso decorano i pilastri dei cancelli o i balconi e vengono utilizzate come soprammobili. Sono simbolo di salute e fortuna e, in generale, sono considerate emblema di buon auspicio.
Taormina_Scorcio
Taormina_Uno scorcio “colorato”

Una passeggiata lungo Corso Umberto fa respirare appieno tutta l’atmosfera mondana del centro storico di Taormina; a catturare la mia attenzione, però, non sono tanto le vetrine patinate delle boutiques ma piuttosto gli oggetti della tradizione siciliana, in particolare le Teste di Moro (o Teste di Turco) che fanno capolino non solo dalle botteghe artigiane ma anche dalle finestre dei palazzi storici! Si tratta di vasi in ceramica dipinti a mano che vengono utilizzati come ornamento e che raffigurano il volto di un Moro solitamente affiancato a quello di una giovane donna.

Taormina_Le Teste di Moro

Un’antica leggenda racconta che intorno al 1100, durante la dominazione dei Mori, nel quartiere Kalsa di Palermo viveva una ragazza bellissima con un incarnato roseo e due occhi color del mare. La fanciulla trascorreva le sue giornate a casa a prendersi cura delle piante del suo balcone. Un giorno passò da quelle parti un Moro che, vedendo la giovane, se ne innamorò immediatamente e, senza perdere tempo, le dichiarò il suo amore. La ragazza lo ricambiò non sapendo, però, che di lì a poco, il Moro avrebbe fatto ritorno in Oriente dove, ad attenderlo, avrebbe ritrovato la moglie e due figli. Accecata dall’odio, la ragazza preparò quindi la sua vendetta; scesa la notte, la ragazza attese che il Moro si addormentasse, lo uccise e gli tagliò la testa che trasformò in un vaso nel quale piantò del basilico e lo pose in bella mostra sul balcone. In questo modo il Moro sarebbe rimasto con lei per sempre. La pianta crebbe rigogliosa e gli abitanti del quartiere, forse convinti che la bellezza del basilico dipendesse (anche) dal vaso, si fecero costruire appositamente dei vasi di terracotta a forma di Testa di Moro! I mariti siciliani sono avvisati…

Tra una bottega artigiana e un “esercito” di cannoli schierato nella vetrina di una pasticceria Ciccio ed io arriviamo in un altro luogo simbolo di Taormina ovvero Piazza IX Aprile, considerata il salotto buono della città.

Taormina_Piazza IX Aprile: prima di diventare una “piazza risorgimentale”, questa piazza era dedicata a Sant’Agostino prendendo il nome dall’ex chiesa con annesso convento dei frati agostiniani che oggi è sede della biblioteca comunale.

In termini di bellezza e fama, credo che si contenda il primato con la Piazzetta di Capri (L’isola di Capri: natura e mondanità). Per quanto mi riguarda, è davvero difficile dire quale delle due sia la più suggestiva anche se il panorama che si gode dalla sua balconata è di quelli da togliere il fiato.

Taormina_Piazza IX Aprile. Panorama

Il nome di Piazza IX Aprile ricorda la data del 9 Aprile 1860 quando, durante la celebrazione della Messa nel Duomo di Taormina, si sparse la voce dello sbarco di Garibaldi a Marsala. La notizia era ovviamente falsa (lo Sbarco dei Mille sarebbe avvenuto circa un mese dopo, l’11 Maggio 1860) ma i Taorminesi vollero ricordare ugualmente quella data e intitolare alla causa risorgimentale la piazza più bella della loro città.

Proprio come succede a casa quando arrivano ospiti, anche Taormina accoglie i visitatori nel suo elegante salotto, li mette a proprio agio e offre loro alcuni dei suoi pezzi migliori.

Siccome la cultura mette appetito e l’orario è quello giusto per una sosta golosa, Ciccio ed io ci guardiamo attorno e in men che non si dica usciamo sorridenti da una gelateria con le due brioches ripiene di gelato (brioches rigorosamente con il “tuppo”!) più grandi che io abbia mai visto! Intercettata l’unica panchina vuota ombreggiata (un vero colpo di fortuna!), ci godiamo il gelato più buono di sempre circondati dalle innumerevoli bellezze di Piazza IX Aprile.

Innanzitutto, il belvedere che abbraccia il panorama tanto amato dal diplomatico e scrittore francese Roger Peyrefitte che qui soggiornò a lungo.

Taormina_Piazza IX Aprile. L’Etna visto dal Belvedere

La ex Chiesa di Sant’Agostino e l’adiacente convento, edificata nel 1486 in onore di San Sebastiano per avere liberato la città dalla peste.

Taormina_La ex Chiesa di Sant’Agostino: nel 1530 la chiesa passò ai frati agostiniani che la dedicarono al Dottore della Chiesa Sant’Agostino da Ippona. Infine, a seguito della soppressione degli ordini religiosi voluta dal Regno d’Italia, la piccola chiesa divenne comunale. Dal 1985 l’edificio ospita la biblioteca e una sala polifunzionale. Dal punto di vista architettonico, l’edificio si ispira allo stile tardo-gotico siciliano. Il campanile ha la forma di una piccola torre merlata ed è decorato con tarsie di pietra lavica. Dell’antica facciata restano il rosone e l’ogiva che sormonta il portale.

La Chiesa di San Giuseppe che “troneggia” sulla piazza. Costruita nella seconda metà del Seicento, questa chiesa è in stile barocco e si trova in cima ad una maestosa scala a doppia rampa che conduce al sagrato.

Taormina_La Chiesa di San Giuseppe: sul lato destro della chiesa sorge il campanile che ha una base quadrata realizzata con grossi blocchi di pietra di Taormina. Nel cono terminale della cupola c’è una grossa pietra di Taormina a forma di globo che una volta sosteneva una croce di ferro, croce che però fu rimossa dopo una forte tempesta in quanto aveva provocato la caduta della sfera di pietra.
Taormina_La Chiesa di San Giuseppe: le scale sono delimitate da una bellissima balaustra in pietra di Siracusa lavorata e rendono l’insieme dell’edificio davvero scenografico. La facciata è a doppio spiovente in stile barocco e al centro si apre il portale fatto con diverse varietà del marmo di Taormina che varia dal bianco, al grigio, al rosa. Interessante il teschio con le tibie incrociate che si vede nel semiarco del portale e che si ritrova nella parte più alta della facciata, immediatamente sotto la croce di ferro. Come le fiamme che decorano la facciata in più punti, anche questi teschi sono richiami alla morte e alla purificazione dei peccati e si spiegano col fatto che la chiesa fu la sede della Confraternita delle Anime del Purgatorio.

Al limitare di Piazza IX Aprile svetta la Torre dell’Orologio, conosciuta anche con il nome di Porta di Mezzo perché si trova tra Porta Catania e Porta Messina. Antico accesso al borgo medievale, questa torre fu costruita nel 1100 utilizzando il basamento di una preesistente costruzione muraria difensiva risalente al IV secolo a.C.

Taormina_La Torre dell’Orologio (by night): nel 1676 le truppe francesi di Luigi XIV la distrussero completamente. Venne ricostruita circa un secolo dopo e in quell’occasione venne aggiunto anche l’orologio; verso la fine dell’Ottocento furono posizionate le campane che suonano in occasione dell’elezione del Sindaco e il 9 Luglio di ogni anno in occasione della Festa di San Pancrazio, Patrono della città.

Dopo la piacevolissima sosta “gastronomico-culturale”, Ciccio ed io percorriamo l’ultimo tratto di Corso Umberto e raggiungiamo il Duomo cittadino ovvero la Chiesa di San Nicola di Bari, costruita sulle rovine di una chiesa preesistente nel XIII secolo. La facciata in pietra è decisamente austera e la sua combinazione con la merlatura che corre lungo la parte alta la fa apparire più come una fortezza che come un luogo sacro.

Taormina_La Chiesa di San Nicola di Bari: è un pregevole esempio di architettura romanica-gotica siciliana. Il portale ha due colonne corinzie scanalate in marmo di Taormina e su ogni lato sono scolpite undici figure tra le quali vi sono i quattro Evangelisti, San Pietro e San Paolo. Di fronte al Duomo si trova la fontana barocca chiamata “Quattro fontane” la cui costruzione risale al 1635.
Taormina_Le Quattro Fontane: il suo nome deriva dalle quattro piccole colonne che sostengono i bacini e dai quattro cavallini mitologici che vi si affacciano. Al centro della fontana, nella parte più alta, svetta il Minotauro, la creatura mitologica metà uomo e metà cavallo, che è l’emblema della città di Taormina.

Ritorniamo sui nostri passi e ci fermiamo ancora qualche istante in Piazza IX Aprile. Mi affaccio un’ultima dalla terrazza a rimirare il panorama. Non so neppure io il motivo ma, nonostante la folla di gente, io mi sento in pace con il mondo. Sarà la magia di Taormina, un luogo meraviglioso che guarda verso un orizzonte che pare infinito.

Taormina

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