Cagliari, la bella sarda
In questi giorni di festa sono in Sardegna: qui la nebbia e l’umidità delle ultime settimane milanesi sono solo un vago e lontano ricordo. Se non fosse per le luminarie e gli addobbi natalizi che fanno capolino qua e là per strade, negozi e case, il clima farebbe pensare più alla Pasqua che non al veglione di Capodanno! Le giornate sono limpide e soleggiate e la temperatura è estremamente gradevole.
Qualcuno penserà che si tratta di una fortunata “congiunzione astrale”, invece non è così! Non più tardi di una ventina di giorni fa mio marito ed io eravamo in quel di Cagliari per trascorrere un weekend al mare e, scesi dalla scaletta dell’aereo, abbiamo trovato ad attenderci… la primavera!
La maggior parte di noi considera la Sardegna (Sardegna: l’isola che ti resta nel cuore) solo come (meravigliosa!) meta delle vacanze estive ma non sa che, invece, mare da sogno a parte, questa regione offre molto altro: un entroterra incontaminato nel quale fare trekking, interessanti quanto pressoché sconosciuti siti archeologici, manifestazioni e celebrazioni folkloristiche, suggestivi borghi da visitare. E Cagliari, a mio avviso, ben miscela tutto ciò: infatti, se da un lato offre palazzi storici, eventi mondani e culturali, tipici delle realtà “cittadine”, dall’altro è sufficiente percorrere poche decine di chilometri fuori dalla città per trovare natura “allo stato puro”!
Candidata a diventare “Capitale Europea della Cultura 2019” insieme a Matera (risultata, alla fine, vincitrice), Cagliari è una città vivace, come conferma il rispettabilissimo 27° posto (su 110) che si è aggiudicata nella classifica stilata nel 2016 dal Sole24Ore per quanto riguarda Cultura e Tempo Libero. E basta passeggiare per le vie dei suoi quartieri per rendersi conto della reale offerta: ristoranti e locali, stagioni teatrali, concerti, shopping. Ce n’è veramente per tutti! In questo periodo dell’anno poi è facile incontrare, nel parco che si trova nei pressi del Santuario di Nostra Signora di Bonaria, gruppi di persone di tutte le età che, sedute attorno a grandi tavoli di legno, in un’atmosfera di assoluta convivialità, mangiano i ricci di mare appena portati dai pescatori: l’ho visto con i miei occhi e vi assicuro che la tentazione di unirsi all’allegra compagnia è stata forte!
Ciò che balza immediatamente all’occhio di chi, come me, vive in una realtà “pianeggiante”, è il continuo “su è giù” che caratterizza e “movimenta” i quattro quartieri storici cagliaritani.
Il cuore storico della città corrisponde al Castello: delimitato dall’antica cinta muraria, è la parte più elevata. Qui ebbero sede nei secoli scorsi le principali istituzioni del Regno di Sardegna e qui si trovano oggi i più noti monumenti cittadini quali le Torri dell’Elefante e di San Pancrazio, il Duomo, il Palazzo Reale ed il maestoso Bastione di Saint Remy dalla cui Terrazza Umberto I si può avere un fantastico colpo d’occhio sull’intera città.
La Marina è il quartiere che va dal Castello fino alla zona portuale: anticamente vivevano in questa parte delle città i mercanti ed i pescatori. Noi alloggiavamo in un B&B le cui finestre si affacciavano su uno dei pittoreschi vicoli che caratterizzano questo quartiere: strette viuzze lastricate, panni stesi alle finestre, stendibiancheria aperti direttamente sulla strada davanti alle porte di ingresso delle case, palazzi che avrebbero bisogno di una bella intonacata…
A segnare il confine tra il quartiere de La Marina e quello di Stampace ci pensa Piazza Yenne, uno dei luoghi di ritrovo più frequentati e vitali della città: a dispetto del fatto che fossimo a Dicembre, in questa bella piazza abbiamo trovato tantissima gente seduta all’aperto a bere, mangiare e chiacchierare, complice il clima incredibilmente mite. Anticamente caratterizzato dalla presenza di botteghe di artigiani e di artisti, a Stampace si trovano la chiesa barocca di San Michele e la chiesetta di Sant’Efisio, l’Orto Botanico (che consiglio vivamente di visitare) e ciò che resta dell’Anfiteatro Romano. Attorno all’origine del nome di questo quartiere sono state formulate diverse teorie ma quella più curiosa riconduce il nome Stampace a “Sta in pace!“, parole che il boia aragonese pronunciava buttando le teste dei condannati a morte giù dalle mura del Castello… brr…
Ultimo (ma non certo per importanza!) è il quartiere di Villanova dove, si stabilirono per primi i contadini provenienti dal Campidano. In questa parte di Cagliari le case sono più basse rispetto ai palazzi degli altri quartieri e non è raro trovare le vie “occupate” dalle bellissime piante e dai fiori che gli abitanti del quartiere mettono davanti alle porte di ingresso.
Sebbene un amico cagliaritano mi abbia detto “Ma quello non è un bel mare!“, una menzione speciale meritano senz’altro la spiaggia del Poetto ed il suo lungomare. E’ innegabile che a pochi chilometri dalla città esistono tratti di mare di una bellezza incredibile, tuttavia se sei abituato (come posso esserlo io a Milano) a non avere il mare o ad avere l’acqua dell’Idroscalo (che tutto è tranne che cristallina!), vai al Poetto e ti sembra di stare ai Caraibi! Purtroppo questa spiaggia, lunga oltre 4 Km, non vive un momento felice a causa dei processi erosivi delle correnti e la finissima sabbia bianca che un tempo la caratterizzava sta scomparendo. Tuttavia partendo dalla Marina Piccola, mio marito ed io abbiamo percorso la lunga passeggiata che costeggia la spiaggia e, tra una nuvoletta ed un raggio di sole, è stato veramente rilassante!
Alle spalle del Poetto si trova lo Stagno di Molentargius: tra le più importanti aree umide d’Europa in termini di estensione e biodiversità, negli anni ha visto purtroppo ridursi la sua estensione originale a causa dell’urbanizzazione ma, nonostante ciò, lo stagno è una delle principali stazioni di sosta europee nelle migrazioni del fenicottero rosa. E, infatti, non è raro vederli, anche in volo: con quelle lunghe zampe sono proprio buffi!
Infine, non abbiamo potuto non godere del bel panorama che il parco di Monte Urpinu offre sulla città, sullo stagno e sulla spiaggia del Poetto.
Cagliari è una città che ha saputo sorprendermi: sebbene ci sia ancora molto da lavorare per renderla ancora più bella e vivibile (purtroppo le facciate di numerosi edifici sono state usate da writers e contestatori della politica per esprimere il loro “pensiero” e, in alcune aree, la pulizia di strade e marciapiedi non è proprio esemplare), la città ha un enorme potenziale da sfruttare: la mia speranza è che i Cagliaritani per primi ne prendano piena consapevolezza e sappiano svilupparla nel miglior modo possibile.