Il Natale “diffuso” di Milano: tanti alberi per (ri)accendere il futuro
Le luci sono ormai tutte accese e sul calendario dell’Avvento restano da aprire una manciata di caselle… Manca davvero un soffio a Natale!
Quello di quest’anno sarà un Natale diverso da tutti gli altri, meno scintillante e purtroppo meno sereno… Però, come mi ricorda sempre Ciccio (un impareggiabile ottimista!) non ci si deve far sopraffare dalla tristezza e, nell’anno (forse) più difficile per tutti, Milano ha deciso di non rinunciare all’allegria delle luminarie natalizie (che la rendono sempre fascinosa) e, soprattutto, al più classico dei simboli ovvero l’Albero di Natale. Anzi, questa volta Milano ha voluto proprio “esagerare” (!) promuovendo la bella iniziativa “Il Natale degli Alberi”, un’idea creativa con il duplice scopo di riaccendere la città e, con l’aiuto di imprese e associazioni no-profit, promuovere i temi legati alla solidarietà e alla sostenibilità ambientale.
Come da tradizione, il 7 dicembre (giorno di Sant’Ambrogio, patrono della città) è stato acceso l’Albero di Natale di Piazza Duomo che quest’anno è stato donato alla collettività dalla multinazionale americana produttrice della bibita più famosa del mondo. Ed è stata l’accensione dell’albero per eccellenza dei Milanesi che ha dato il via al “Natale degli Alberi”, diciotto Alberi di Natale posizionati in giro per la città, dai quartieri più centrali a quelli più periferici, per dare vita ad una “festa diffusa” che regali calore e un pizzico di serenità in più a tutti. Quelli che seguono sono solo alcuni.
Col tempo è diventato una vera e propria “istituzione” l’Albero di Natale firmato dalla Swarovski che da sette anni a questa parte fa brillare con i suoi cristalli la Galleria Vittorio Emanuele II: il simbolo del Natale meneghino per eccellenza resta ovviamente l’Albero di Piazza Duomo ma rappresenta ormai una piacevole abitudine natalizia quella di passeggiare intorno all’albero più glamour di tutti per coglierne la moltitudine di colori e riflessi!
Mi è bastato vedere solo alcuni dei tanti Alberi di Natale sparsi per la città per non riuscire a resistere alla tentazione di dare il mio piccolo “contributo” all’iniziativa del “Natale degli Alberi“!
Le luci si sono accese anche nelle vie del Quadrilatero della Moda, il quartiere diventato nel mondo il punto di riferimento per lo shopping di lusso data la concentrazione di gioiellerie, boutiques e showrooms delle principali maisons della moda e del design.
Forse quest’anno le lucine sono meno scintillanti del solito (non nascondo la mia sorpresa nel trovare diversi spazi commerciali vuoti, una vera rarità in questa zona della città) ma regalano comunque un piacevole caldo abbraccio.
Un altro dei simboli del Natale meneghino è il panettone (il panetùn in dialetto), oggi diffuso e mangiato un po’ dappertutto lungo lo Stivale (ma anche oltre) ma che secondo la tradizione sarebbe invece nato proprio a Milano. Le storie che raccontano l’origine di questo dolce sono diverse ma hanno tutte un punto in comune: la corte di Ludovico il Moro.
La Vigilia di Natale del 1495 il signore di Milano e la sua corte erano seduti attorno a grandi tavoli intenti a consumare le innumerevoli quanto succulente pietanze preparate nelle cucine del palazzo. A uno sguattero dodicenne di nome Toni era stato affidato il compito di sorvegliare la cottura delle grandi ciambelle che avrebbero dovuto concludere degnamente il pasto luculliano di Ludovico Il Moro e dei suoi commensali. Il giovinetto, stremato dall’intenso lavoro dei giorni precedenti, si addormentò solo per pochi minuti, sufficienti però a mandare in fumo le ciambelle! Impaurito per la reazione di Ludovico Il Moro di fronte alle conseguenze del suo “sonnellino”, Toni si ricordò allora di come, solo pochi giorni prima, avesse riutilizzato gli avanzi dell’impasto delle ciambelle per preparare i dolci per sé e i propri amici: aggiunse quindi uova, burro, canditi e uvette e preparò il dolce che, dopo l’iniziale diffidenza, venne presentato a Ludovico il Moro che ne restò letteralmente estasiato. Fu così che nacque “el pan de Toni” (il pane di Toni) che, varcata la soglia della corte e diffusosi in tutta Italia, divenne per tutti il “panettone”.
Un’altra storia racconta invece che il giovane Ughetto (figlio di Giacomo Atellani, cortigiano di Ludovico Il Moro alla cui famiglia quest’ultimo aveva donato un palazzo) era perdutamente innamorato di Adalgisa, figlia di un fornaio caduto in disgrazia. Deciso a sposare la ragazza, nonostante il loro amore fosse osteggiato per le differenze sociali tra le famiglie, Ughetto si fece allora assumere come garzone del forno e si mise a “rielaborare” la ricetta del pane prodotto aggiungendo all’impasto burro, zucchero, uova e canditi. Il successo della nuova ricetta fu talmente grande che risollevò le sorti del forno e Ughetto e Adalgisa poterono alla fine convolare a giuste nozze. Ma cosa c’entra Ughetto con il panettone? Semplice, il nome del ragazzo è legato all’origine di uno degli ingredienti principali del dolce meneghino ovvero l’uvetta che in dialetto è detta “ughet”.
A Natale Milano è sempre bellissima anche se quest’anno è comprensibilmente più “sottotono” del solito: a dispetto delle luminarie, delle vetrine addobbate e dei messaggi benauguranti, infatti, fatica a emergere quel “mood” (come dicono quelli che dettano le tendenze!) gioioso, quell’aria frizzante e carica di eccitazione che di solito avvolge la città in questo periodo. Ma dopotutto Milano è sempre Milano e il prossimo anno tornerà ad essere più splendente che mai! E noi con lei.