Italia,  Lombardia

Pavia, sapienza e tradizione nel cuore della Pianura Padana

Il suo nome evoca immediatamente l’immagine del complesso monumentale della Certosa di Pavia ma Pavia è una città ricca di storia, arte e cultura, con siti e monumenti interessanti tutti da scoprire e apprezzare.

Pavia_Il fiume Ticino

Adagiata lungo il corso del fiume Ticino, Pavia sorge a sud di Milano e si trova lungo la Via Francigena, il cammino di circa 1600 km che, a partire dal Medioevo, divenne l’atto di penitenza che “consegnava i pellegrini a Dio”: infatti, partendo dalla città inglese di Canterbury (situata nella parte sud-orientale del Regno Unito) i fedeli coprivano a piedi l’intero percorso, esposti ai pericoli e alle intemperie, per raggiungere Roma e la Basilica di San Pietro.

Il suo nome avrebbe radici antiche quanto incerte: infatti, nonostante siano state elaborate diverse teorie, secondo una delle più accreditata il toponimo Pavia deriverebbe dal nome di una gens romana (forse Papilia).

Pavia_Via Rotari Re dei Longobardi: si trova in una zona della città nel quale è tuttora visibile un aggregato complesso di corti e cortili che conserva intatta la memoria toponomastica e morfologica urbana dell’antico assetto di Pavia.
Pavia_Via Parodi

A prescindere dall’origine del nome, è invece certo che, per secoli, Pavia fu un centro nevralgico del commercio: già punto di arrivo e di partenza della Via Mediolanum-Ticinum, la strada romana che acquisì notevole rilievo soprattutto nel II e III secolo d.C., durante il Medioevo a Pavia giungevano quotidianamente battelli carichi di spezie e tessuti importati dai mercanti veneziani che poi proseguivano il loro viaggio verso Milano. Saccheggiata più e più volte, nel 572 Pavia fu eletta capitale del Regno Longobardo e lo rimase per circa due secoli, fino alla venuta di Carlo Magno nel 774. Terra di conquista di Spagnoli, Francesi e Austriaci nel corso del XVIII secolo, nel 1859 divenne parte del Regno di Sardegna, poi sostituito dal Regno d’Italia nel 1861.

Pavia_Ecco un esempio di edificio medievale “inglobato” in uno di epoca recente.
Pavia_Sbirciando un cortile attraverso un pertugio

Nel cuore del suo centro storico Pavia conserva ancora oggi le tracce del suo passato: ammirando i suoi monumenti, camminando lungo le sue strade acciottolale, osservando le facciate dei suoi edifici storici ci si accorge che tutti hanno qualcosa da raccontare!

Pavia_La Chiesa di Santa Maria Incoronata de Canepanova (sullo sfondo): risalente al Cinquecento, non è tuttora chiaro se fu progettata dall’architetto Amedeo o da Bramante.
 
Pavia_Il Palazzo del Maino: costruito tra il XV e il XVIII secolo mescola elementi di stile rinascimentale ad altri barocchi.

Una cosa di cui Pavia deve essere orgogliosa è la propria tradizione universitaria: infatti, l’Università degli Studi di Pavia è tra gli Atenei più antichi d’Italia e del mondo!

Pavia_L’Università degli Studi: in origine non vi era un unico edificio destinato allo studio e le lezioni si tenevano nei conventi, nelle case private o nel palazzo del Comune. Sul finire del Quattrocento Ludovico Il Moro destinò un palazzo appartenuto ad Azzone Visconti (Signore di Milano dal 1329 al 1339) allo Studium Generale. Dal punto di vista architettonico, molto interessante è l’originale “Cortile delle Statue”.

La sua storia ebbe inizio il 25 maggio 825 quando Lotario I, imperatore carolingio, promulgò una legge con la quale istituì ufficialmente la Schola Papiense, una scuola di retorica, diritto e arti liberali (dialettica, grammatica, astronomia, musica, geometria e aritmetica): creando la Schola, Lotario I raccolse l’eredità dell’imperatore romano Teodosio I e ne portò avanti la tradizione della scuola di diritto. Fu poi Galeazzo II Visconti nel 1361 a dare vita allo Studium Generale ovvero l’odierna università.

Pavia_Università degli Studi_Aula Magna: i primi disegni, realizzati dall’architetto Giuseppe Marchesi, professore di architettura presso la stessa università, risalgono al 1837 mentre i lavori terminarono nel 1850. Esternamente l’Aula Magna appare come un tempio con tanto di pronao colonnato e timpano scolpito a indicare la sacralità del luogo. Nel bassorilievo del timpano è rappresentato Alessandro Volta che, in veste di Rettore, conferisce un diploma di laurea.

Nel corso del XVI secolo l’attività dell’Ateneo conobbe una brusca interruzione a causa della Guerra d’Italia e la situazione peggiorò ulteriormente nel XVII secolo con la dominazione spagnola. L’università rinacque nella seconda metà del Settecento grazie alla sovrana illuminata Maria Teresa d’Austria. Tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo l’Ateneo di Pavia divenne uno dei migliori d’Europa annoverando tra i suoi accademici il fisico Alessandro Volta, l’anatomista Lazzaro Spallanzani, il matematico Lorenzo Mascheroni. Nel 1906, poi, l’Università di Pavia divenne il primo ateneo italiano a ricevere il Premio Nobel per la Medicina, onorificenza che venne conferita a Camillo Golgi, scienziato, medico e accademico che proprio a Pavia si era laureato.

Si racconta che, anticamente, il profilo di Pavia fosse caratterizzato da una sessantina di torri gentilizie delle quali, però, oggi non ne restano che poche: tra le più importanti ci sono le tre di Piazza Leonardo Da Vinci, situate proprio alle spalle dell’Università.

Pavia_Le Torri Medievali: la Torre del Maino è alta 51 metri mentre quella dell’orologio è alta circa 40 metri e alla base ne misura 6. All’esterno sono ancora visibili le buche pontaie lasciate dalle impalcature utilizzate per la loro costruzione.

Databili tra l’XI e il XII secolo, periodo nel quale a Pavia lo stile romanico conobbe il suo massimo splendore, le torri erano generalmente edificate su un massiccio blocco di fondazione costituito da ciottoli fluviali e malta sul quale veniva realizzato il fusto di mattoni a vista avente una pianta quadrata: osservandole dal basso, ci si accorge di come il fusto si restringa man a mano che ci si avvicina alla sommità.

Pavia_La Torre degli Aquila: si tratta di una torre nobiliare risalente all’XI-XII secolo (successivamente trasformata in abitazione civile) che, in origine, doveva essere più alta degli attuali 18 metri. La torre deve il suo nome ai proprietari, una famiglia appartenente al patriziato di Pavia.
Pavia_La Torre de’Catassi: è un altro esempio di torre fatta erigere da una famiglia nobile pavese.
Pavia_Le Torri Medievali: un’altra immagine delle due torri di Piazza Leonardo Da Vinci

Come accadde anche in altre città italiane, le torri di Pavia non furono realizzate con scopi difensivi ma assolsero piuttosto una funzione puramente simbolica in quanto rappresentavano il potere delle famiglie alle quali appartenevano. Nel Trecento, con l’affermarsi del potere della famiglia Visconti, il loro valore simbolico perse però di significato e così molte torri vennero ridotte in altezza e la parte terminale trasformata in loggia. Tra il Seicento e il Settecento, poi, diverse torri furono demolite a causa della loro instabilità strutturale.

Pavia_Piazza Vittoria: è la piazza principale della città. Quasi interamente cinta da portici trecenteschi, su di essa di affacciano, tra gli altri, il Palazzo dei Diversi (risalente alla seconda metà del Trecento) e la chiesa sconsacrata di Santa Maria Gualtieri (fondata nel X secolo).

Da sempre considerata il cuore “pulsante” di Pavia, Piazza Vittoria è animata e vitale praticamente in tutte le stagioni dell’anno!

Pavia_Piazza Vittoria: tra gli edifici affacciati sulla piazza c’è il Palazzo dell’Ex Albergo del Saracino

Anticamente nota come “Platea Magna” (la piazza grande) in contrapposizione alla “Platea Parva” (la piazza antistante il Duomo), in questo luogo si svolgevano diverse attività che spaziavano da quelle prettamente commerciali a quelle legate all’amministrazione della giustizia, esecuzioni capitali comprese.

L’edificio che però maggiormente si distingue nella piazza è il Broletto, situato a sud della stessa, oltre il quale spunta la cupola gigante del Duomo.

Pavia_Il Broletto: sede storica delle riunioni municipali dall’XI al XIV secolo, rappresenta perfettamente il tipico palazzo pubblico caratterizzato da un piano terreno porticato e un piano superiore nel quale si trova un’ampia sala. Da Piazza Vittoria si può ammirare nella sua interezza  la bellissima loggia cinquecentesca. Il suo nome deriva dal latino “broilus” (orto recintato): nell’XI secolo, nelle città lombarde, il termine “broletto” o “arengario” identificava un’area recintata dove si svolgevano le assemblee cittadine e dove si amministrava la giustizia. Col tempo il “broletto” identificò il palazzo del podestà.
Pavia_Madonna del Broletto: nel Seicento alcuni artigiani vollero dedicare una statua alla Vergine Maria affinché vegliasse sulla piazza. La prima fu realizzata in legno ed ebbe vita breve mentre quella attuale (chiamata Madonna di Piazza Grande) fu creata dal Maestro Pietro Lobbia utilizzando diversi materiali tra i quali la sabbia del Ticino. Fino al 1872 rimase posizionata sulla loggia superiore del Broletto, quindi fu spostata nel Duomo dove il suo culto diventò ancora più vivo. Nel 2002 è ritornata al “suo posto” dal quale veglia sulla comunità di Pavia.

La Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta (ovvero il Duomo) è un imponente edificio rinascimentale sormontato da una grandiosa cupola ottagonale in muratura, annoverata tra le più grandi d’Italia per ampiezza e altezza.

Pavia_La Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta

La costruzione del Duomo cominciò nel XV secolo e si protrasse fino al XX secolo e per realizzarlo fu scelta l’area precedentemente occupata da due chiese “gemelle” risalenti addirittura al VI secolo. La Cattedrale fu voluta dal Cardinale Ascanio Sforza, fratello del Duca di Milano Ludovico Il Moro, e alla sua progettazione parteciparono importanti architetti italiani tra i quali spicca il nome di Bramante. Diede il proprio contributo anche Leonardo Da Vinci che nel 1490 ne visitò il cantiere. Problemi strutturali e mancanza di fondi condizionarono l’andamento dei lavori che si protrassero addirittura fino ai primi Anni Trenta del XX secolo.

Pavia_La Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta: sulla sommità della cupola svetta la lanterna, in Italia la quinta più alta dopo la Mole Antonelliana di Torino (Torino, nel segno dei Savoia), San Gaudenzio a Novara, Santa Maria del Fiore a Firenze e il Duomo di Milano (Una serata nel Duomo di Milano).
Pavia_La Statua del Regisole. Sullo sfondo i resti dell’antica Torre Civica: di origine incerta, questa statua è collocata davanti all’ingresso del Duomo e rappresenta uno dei simboli di Pavia. In realtà si tratta di una copia bronzea: la statua originale andò infatti distrutta nel 1796 per mano dei giacobini e quella che oggi vediamo è la copia realizzata negli Anni Trenta dallo scultore siciliano Francesco Messina che si basò su antiche riproduzioni dell’originale. Alta circa 6 metri e collocata su un basamento in travertino, la Statua del Regisole fu inaugurata l’8 dicembre 1937. Nonostante il mistero che avvolge la storia dell’originale, gli studiosi sono tutti concordi nel ritenere che si trattasse di un’opera medievale realizzata con l’antica tecnica della cera persa, andata purtroppo dimenticata nell’Europa Occidentale. Come la sua origine, anche il suo nome resta un piccolo enigma. Il termine “Regisole” potrebbe forse derivare dal fatto che anticamente questa statua era ricoperta da una doratura che rifletteva i raggi del sole. Secondo una diversa interpretazione, invece, il nome deriverebbe dalla posizione del braccio del condottiero che, alzato verso il cielo, sembrerebbe “reggere” il sole. Vi è infine un’ulteriore chiave di lettura secondo la quale “Regisole” deriverebbe in realtà dalla locuzione latina “regis solium” ovvero “sede del re” in quanto nel IX secolo questa statua si trovava in corrispondenza del Palazzo Reale (distrutto nel XI secolo). Quel che è certo è che la statua del Regisole fu il modello al quale attinsero gli scultori rinascimentali per realizzare i monumenti equestri.

Internamente la chiesa si sviluppa su tre navate: le linee architettoniche pulite, tipiche dello stile rinascimentale, e i marmi bianchi creano un effetto di grande imponenza, ulteriormente amplificato dalla incredibile luminosità.

Pavia_La Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta. Interno
Pavia_La Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta. La cupola vista dall’interno.

 

Pavia_La Cattedrale di Santo Stefano e Santa Maria Assunta. La Cappella della Madonna del Rosario: dedicata alla Passione di Cristo, in origine questa cappella ospitava un dipinto di Carlo Sacchi, rimosso nel 1827 per lasciare spazio alla tavola della Madonna del Rosario.

La cupola, a pianta ottagonale, supera i 90 metri di altezza ed è larga oltre 30 metri: sorretta da otto pilastri, che a causa del peso complessivo dell’opera hanno avuto bisogno di diversi interventi di consolidamento nel corso del tempo, la cupola riceve “slancio” dalla lanterna che la sormonta nella parte centrale.

Anticamente proprio accanto al Duomo sorgeva la Torre Civica risalente indicativamente al XIV secolo; ulteriormente innalzata nel 1583 su progetto dell’architetto Tibaldi, nel 1989 la torre crollò completamente. A tale proposito qualcuno sostiene che il crollo sia stato la conseguenza dell’antica “maledizione di San Siro”: un sacerdote medievale, arrabbiato con il clero, predisse che la torre più alta della città sarebbe caduta di venerdì 17. E, guarda caso, la Torre Civica di Pavia cadde rovinosamente venerdì 17 marzo 1989…

Era il 1865 quando il politico Bernardo Arnaboldi Gazzaniga si recò a Milano per assistere alla posa della prima pietra della Galleria Vittorio Emanuele II, la strada pedonale coperta in stile neorinascimentale dedicata al re destinata col tempo a diventare il “salotto di Milano”. Il progetto milanese dell’architetto Giuseppe Mengoni gli piacque a tal punto che, eletto sindaco di Pavia nel 1877, Arnaboldi decise di far costruire in pieno centro una galleria con cupola, simile a quella di Milano, per dare ai suoi concittadini un nuovo centro di incontro, una piazza coperta nella quale commercianti, imprenditori, allevatori e agricoltori avrebbero potuto incontrarsi per concludere affari.

Pavia_La Cupola Arnaboldi: terminata nel 1882, la cupola fu realizzata con i materiali prodotti dall’azienda Necchi (Villa Necchi Campiglio, l’Art Déco a Milano ) di Pavia mentre il vetro fu importato dal Belgio. Per i prospetti interni ed esterni fu scelto lo stile neorinascimentale, con elementi decorativi dalle forme classicheggianti.

Il progetto fu affidato a suo suocero, l’architetto Ercole Balossi Merlo, che realizzò un palazzo di forma ottagonale sormontato da una cupola in ferro e vetro. Intorno alla piazza aprirono negozi e uffici mentre ai piani superiori trovarono posto lussuose abitazioni.

Il simbolo per eccellenza di Pavia è però il suo Ponte Coperto che collega le due rive del fiume Ticino.

Pavia_Il Ponte Coperto
Pavia_Il Ponte Coperto: composto da cinque arcate, è completamente coperto. Alle due estremità si trovano due portali mentre al centro vi è una piccola cappella.
Pavia_Il Ponte Coperto. Particolare dei piloni.

Il centro storico di Pavia si trova sulla sinistra del fiume mentre sull’altra sponda sorge il quartiere (forse) più pittoresco della città chiamato Borgo Ticino che, in origine, era al di fuori delle mura periferiche.

Pavia_Borgo Ticino: è il quartiere di Pavia che sorge al di là del Ponte Coperto. La sua parte più caratteristica si sviluppa lungo l’argine basso del fiume: qui, infatti, si trovano le colorate “case basse” che, in occasione delle esondazioni del Ticino, sono soggette ad allagamenti.

L’unico punto di collegamento tra le due parti della città era dunque rappresentato dal Ponte Coperto: risalente alla metà del Trecento, fu danneggiato dai bombardamenti degli Alleati nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Pavia_Il Ponte Coperto. Vista su Borgo Ticino: una leggenda racconta che la notte di Natale del 999 i residenti del quartiere di Borgo Ticino non poterono recarsi alla messa di mezzanotte in quanto la fitta nebbia non permise alle barche di traghettare la gente da una sponda all’altra del fiume. All’improvviso apparve il Diavolo che propose di costruire un ponte chiedendo in cambio l’anima della prima persona che lo avrebbe attraversato. Nascosto tra la folla, l’Arcangelo Michele riconobbe il Diavolo e accettò la sua proposta. Così il Diavolo tracciò alcuni segni sul terreno dai quali il ponte apparve magicamente ma ad attraversare per primo il ponte fu un caprone, fatto passare apposta dall’Arcangelo. A quel punto il Diavolo, furente per essere stato preso in giro, fece scoppiare una violenta tempesta che, secondo i suoi piani, avrebbe dovuto far crollare il ponte che, invece, rimase intatto. Al Diavolo non rimase che fuggire mentre gli abitanti di Pavia, in segno di riconoscenza, costruirono una piccola chiesa proprio al centro del ponte.

Al termine del conflitto, temendo che il ponte potesse crollare facendo straripare il Ticino, il Ministero dei Lavori Pubblici ne ordinò la demolizione. Nel 1949 fu iniziata la costruzione di uno nuovo circa 30 metri più a valle rispetto al precedente e venne inaugurato nel 1951.

Pavia_Il Ponte Coperto. Epigrafe

Sul portale d’ingresso dalla parte del centro cittadino un’epigrafe recita: “Sull’antico varco del ceruleo Ticino, ad immagine del vetusto Ponte Coperto, demolito dalla furia della guerra, la Repubblica Italiana riedificò“. E il Ticino e questo ponte sembra abbiano stregato Ugo Foscolo, che amava passeggiare lungo il fiume, e Albert Einstein le cui parole, scritte in una lettera indirizzata ad un’amica, sono state riportate su una targa posizionata nella parte centrale del ponte: “An die schöne Brücke in Pavia habe ich oft gedacht” (Ho spesso pensato a quel bel ponte di Pavia).

Pavia, antica capitale. Pavia, città sapiente. Pavia, città storica. Pavia moderna. Pavia è tutto questo e molto altro: è una città vivace e sfaccettata, amante della cultura, dell’arte e del vivere bene. Non c’è dunque da stupirsi se, nel tempo, questa città ha saputo attrarre a sé artisti, intellettuali, accademici e uomini di scienza: da Petrarca a Giuseppe Garibaldi, da Leonardo Da Vinci a Bramante, passando per Ugo Foscolo ed Albert Einstein, Pavia ha lasciato il segno.

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