Una distesa a perdita d’occhio di colori sgargianti; un’immensa oasi di tranquillità nella quale ascoltare il fruscio delle foglie, il cinguettio degli uccelli, i suoni tutti della natura. Questo, in poche parole, è il Parco Giardino Sigurtà.
Situato nel comune di Valeggio sul Mincio (VR), il Parco Giardino Sigurtà è un parco naturalistico di incredibile bellezza. Da marzo a settembre di ogni anno, a seconda della stagionalità, il parco offre al visitatore i colori delle fioriture di oltre 30.000 rose, di un milione di tulipani e delle innumerevoli piante acquatiche che crescono rigogliose in diciotto specchi di acqua.
Oltre alla natura rigogliosa e lussureggiante, però, il Parco regala scorci suggestivi, panorami da cartolina e piccoli gioielli architettonici in armonia con l’ambiente circostante.
Per godere di tutto questo, due sono le alternative: un comodo paio di scarpe da passeggio oppure, ancora meglio, una divertente golf car. E una volta deciso il percorso, seguendo alla “vecchia maniera” la mappa del Parco oppure impostando la rotta sul navigatore, si è pronti per cominciare un viaggio magico…
Era il 1407, Valeggio sul Mincio era dominata dai Veneziani e il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò tre fattorie, dando vita di fatto al primo nucleo del Parco. In origine fu solo un “brolo”, un orto cintato coltivato a foraggio, nelle adiacenze del quale sorgeva un piccolo giardino dedicato all’ozio dei nobili che vivevano nella casa padronale.
Trent’anni più tardi la proprietà della tenuta passò alla famiglia Guarienti che ne mantenne la struttura agricola. Il brolo venne ingrandito, segno che i nuovi proprietari apprezzavano l’amenità del luogo. Il Parco stava dunque prendendo lentamente forma.
Nel 1616 ci fu un nuovo passaggio di proprietà alla famiglia Maffei che apportò numerosi cambiamenti alla tenuta, per la realizzazione dei quali fu incaricato Vincenzo Pellesina, uno dei più famosi architetti del tempo. Fu, però, l’incontro tra il poeta veronese Ippolito Pindemonte e il marchese Antonio Maffei a segnare in maniera indelebile la storia del Parco. Il marchese era infatti un uomo colto e amante dell’arte e riversò questa sua raffinatezza in questo luogo, trasformando la sua proprietà in un giardino romantico all’inglese: fu così che elementi naturali vennero affiancati ad altri artificiali, in un gioco di alternanze studiato ad hoc.
Nel 1836, alla morte del marchese, l’intera proprietà passò alla figlia Anna, sposata con il conte Filippo Nuvoloni.
All’inizio del Novecento, in seguito alla divisione della proprietà tra gli eredi della famiglia Nuvoloni, il Parco cadde in disgrazia e fu acquistato da Maria Paulon, moglie del medico locale.
Nel 1941 l’industriale farmaceutico milanese Giuseppe Carlo Sigurtà comprò il terreno, ormai in vendita da diversi anni, e diede inizio alla grandiosa opera di riqualificazione del Parco; attingendo alle acque del fiume Mincio trasformò le aride colline moreniche in un’area lussureggiante, ridando vita e splendore alle piante secolari.
Fece aggiungere nuove strutture, restaurare quelle esistenti (come l’Eremo, il Castelletto e la Grotta Votiva) e ampliò la superficie del parco fino agli attuali 60 ettari.
In una soleggiata giornata marzolina del 1978 Carlo Sigurtà aprì il suo meraviglioso parco al pubblico. Da allora, l’amore della famiglia Sigurtà verso questo luogo è rimasto sempre vivo e ha permesso al Parco di raggiungere risultati importanti, come il titolo di “Parco Più Bello d’Italia” nel 2013 o quello di “Secondo Parco Più Bello d’Europa” nel 2015, e di vincere nel 2019 il “World Tulip Award” grazie alla fioritura di 1 milione di bulbi di tulipano.
L’atmosfera che regna all’interno del Parco è oltremodo rilassante; sarà per la tranquillità che vi regna, sarà per la natura bellissima e colorata, sarà per i tanti specchi d’acqua che creano incantevoli riflessi.
Davvero impossibile non farsi stregare da questo luogo! Come scrisse il poeta veronese Ippolito Pindemonte durante il suo soggiorno qui “Si dilettosa qui scorre la vita / Ch’io qui scrupolo avrei farmi eremita”.
La vera essenza del Parco si riassume tutta nel Messaggio di Fratellanza che si incontra durante il percorso di visita. Uomo e Natura devono vivere in armonia perché (anche se spesso lo dimentichiamo) noi uomini “siamo tutti fiori dello stesso giardino“.