Marche delle meraviglie!
Cercando qua e là un alloggio per trascorrere un fine settimana nelle Marche, la mia attenzione è stata catturata dall’espressione “albergo diffuso“. Ricordo di avere pensato: “Cosa sarà mai?“. Beh, dopo aver capito esattamente di cosa si tratta ed averlo testato personalmente, posso affermare che l’albergo diffuso è una vera meraviglia!
L’albergo diffuso è un modo diverso di fare “impresa ricettiva”: quando si parla di “albergo”, infatti, si pensa generalmente ad un edificio all’interno del quale ci sono stanze e spazi comuni. Come suggerisce l’espressione stessa, l’albergo diffuso è invece una struttura alberghiera “sparsa”, dislocata in più zone di un medesimo centro abitato e formata da più stabili distinti e distanti tra loro.
Così, quando Ciccio ed io siamo arrivati nella piccola frazione di Montemaggiore al Metauro, in provincia di Pesaro e Urbino (Urbino, splendore rinascimentale), ed abbiamo scaricato il nostro bagaglio davanti all’ingresso dell’albergo diffuso, abbiamo immediatamente capito che quello era il posto giusto per noi!
Montemaggiore al Metauro fa parte del comune di Colli al Metauro il cui territorio è attraversato da una delle strade consolari più famose, ovvero la Via Flaminia che, costruita nel 220 a.C., fu per secoli la prima e unica strada di collegamento tra Roma e Ariminum (Rimini).
Montemaggiore al Metauro è un borgo di origine medievale costruito in cima ad un’altura che, sebbene non raggiunga neppure i 200 metri di altezza, regala una splendida vista sul territorio circostante.
Oggi la valle del fiume Metauro è un luogo dove regnano pace e tranquillità e per questa ragione fa un certo effetto pensare che storicamente questa terra abbia fatto da sfondo a due importanti avvenimenti della storia antica e contemporanea. In questa zona, infatti, il 22 giugno del 207 a.C. avvenne uno scontro decisivo tra Roma e Cartagine nell’ambito della seconda guerra punica e nell’agosto 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, proprio da Montemaggiore al Metauro partì l’offensiva degli Alleati contro le forze Nazifasciste.
L’unica strada di accesso al centro storico è rappresentata da Via del Castello. Il borgo ha una forma ovale, è piccolo, intimo, racchiuso all’interno delle mura dell’antico castello. Vi sono una via centrale sulla quale si affacciano una manciata di vicoli ed una strada panoramica che permette di fare il giro completo dell’abitato e godere l’incantevole scenario delle colline metaurensi.
Nel punto più alto del borgo sorge la quattrocentesca Chiesa di Santa Maria del Soccorso, detta anche Santa Maria dentro le Mura per distinguerla dalla piccola chiesa situata fuori dall’antica cinta muraria: più volte ristrutturata, la sua facciata in cotto è semplice ed essenziale, con un portale in pietra chiara sormontato da una grande statua di un angelo.
Le abitazioni del centro storico, perfettamente ristrutturate, costituiscono oggi gli alloggi dell’albergo diffuso: il cielo azzurro come tetto, i vicoli a fare da corridoi tra le varie “stanze”, la piazzetta del borgo come reception… Che meraviglia l’albergo diffuso!
Dopo aver preso possesso della nostra camera situata all’interno di un bell’edificio in mattoni, con tanto di portone d’ingresso, scala di legno cigolante e sala da pranzo con camino, Ciccio ed io ci avventuriamo per le suggestive viuzze del borgo dove il tempo sembra essersi fermato, incontrando graziose abitazioni circondate da curatissime aree verdi.
Ciccio ed io ci mettiamo in moto diretti alle rinomate Grotte di Frasassi. Lungo la strada il paesaggio marchigiano dà il meglio di sé! La natura è davvero strepitosa e i paesaggi che incontriamo sono uno più bello dell’altro tanto da meritare di essere ammirati con calma in tutto il loro splendore: ecco quindi che raggiungere le Grotte di Frasassi si rivela una vera “impresa” visto che continuiamo a fermarci per scattare fotografie!
Le Grotte di Frasassi sono un complesso di grotte carsiche sotterranee situate nel comune di Genga, in provincia di Ancona (frasassi.com) all’interno del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi.
Quando arriviamo davanti all’ingresso scopro che purtroppo non potrò scattare nessuna fotografia: un vero peccato! Ovviamente sono un po’ delusa ma se il divieto serve per preservare le grotte, è giusto così. Non mi resta quindi che cercare di “fotografare tutto con la memoria”! Mano a mano che avanziamo, la sensazione è quella di entrare letteralmente nelle viscere della terra! Inutile dire che la visita delle grotte di rivela un’esperienza davvero straordinaria.
Per fortuna la giornata non è ancora finita perché significa che Ciccio ed io abbiamo ancora il tempo per un’ultima scoperta: a pochi chilometri di distanza dalle Grotte di Frasassi incontriamo infatti l’imponente Abbazia di San Vittore delle Chiuse, uno degli esempi più significativi di architettura romanica delle Marche.
Immersa nella quiete più assoluta, questa chiesa è in perfetta armonia con l’ambiente circostante: è come se le montagne circostanti proteggessero e nascondessero l’Abbazia, avvolgendola in una sorta di “anfiteatro naturale”. A tale proposito si narra che l’appellativo “delle Chiuse” faccia proprio riferimento al fatto che l’edificio si trova “chiuso” tra i monti.
Costruita dai Longobardi utilizzando la pietra calcarea, l’abbazia fu edificata indicativamente tra il 1060 ed il 1080; originariamente nata come monastero intitolato a San Benedetto, Santa Maria e San Vittore in fundo Victoriano, nel corso dei secoli perse però le altre dedicazioni e mantenne solo quella a San Vittore. Solo nel 1234 sarebbe apparsa l’aggiunta “de clusis”, chiaro riferimento al territorio delle chiuse della Gola di Frasassi dove la chiesa effettivamente sorge. Dopo aver conosciuto un periodo di grande splendore, nel XV secolo l’Abbazia fu abbandonata fino all’inizio del XIX secolo quando venne riconvertita in fienile (!). Una serie di restauri risalenti al Novecento ha infine permesso di riportare alla luce l’architettura originaria della chiesa, restituendole così la giusta dignità.
In prossimità dell’Abbazia sorge un bellissimo Ponte Romano eretto in età augustea sopra il torrente Sentino quando la Gola di Frasassi non era ancora percorribile.
Nel corso del XI secolo questo ponte permise agli abitanti dell’Abbazia di San Vittore delle Chiuse e del suo piccolo borgo di raggiungere l’antica strada che conduceva al Castrum Petrosum, l’attuale borgo di Pierosara, punto nevralgico del Ducato di Spoleto istituto dai Longobardi nel VI secolo.
Ciccio ed io adocchiamo infine un bar con una piccola terrazza affacciata direttamente sul Ponte Romano: quale posto migliore per concludere la nostra gita? Così, in men che non si dica, ci ritroviamo seduti ad ammirare lo splendido scenario che ci circonda. Partendo da Montemaggiore al Metauro fino ad arrivare qui a Genga, questo angolo delle Marche ci ha riservato un sacco di belle sorprese, prima tra tutte la sua natura, uno straordinario quadro dipinto da un altrettanto straordinario Artista!