I mosaici di Ravenna
Ravenna è la più grande e storicamente importante città della Romagna: scelta come capitale per ben tre volte nel corso dei secoli (nel 402 d.C. durante l’Impero Romano d’Occidente, nel 493 d.C. durante il Regno degli Ostrogoti e, ancora, nel 539 d.C. all’epoca dell’Esarcato bizantino), nel 1996 il complesso dei primi monumenti cristiani presenti sul suo territorio è stato ufficialmente inserito dall’UNESCO nella lista dei siti italiani Patrimonio dell’Umanità.
Di origine antichissima, il mosaico raggiunse la sua più fulgida espressione in epoca bizantina e Ravenna, il cui nome ha sempre evocato nella mia mente le immagini dei mosaici bizantini visti sui libri di scuola, è conosciuta con l’appellativo di “città del mosaico”, anche se forse sarebbe più corretto dire che Ravenna stessa è un “immenso bellissimo mosaico”!
Trovo che la tecnica del mosaico sia molto affascinante: migliaia di tessere di diversa natura e colore incollate le une accanto alle altre per dare vita ad immagini di sorprendente bellezza.
I mosaici che ornano le pareti delle basiliche di Ravenna furono realizzati seguendo i canoni dell’arte bizantina: religiosità, stilizzazione, appiattimento delle figure, astrazione soprannaturale. Creati utilizzando prevalentemente oro zecchino e smalti, quei piccoli frammenti sapientemente disposti raccontano l’aspirazione dell’uomo verso il divino attraverso figure statiche, immobili, figure che paiono fluttuare sospese su sfondi dorati, simbolo della luce di Dio.
La Basilica di San Vitale (526 – 547 d.C.) è considerata un vero capolavoro dell’arte paleocristiana e bizantina: esternamente, la sua forma geometrica che combina tra di loro elementi architettonici romani e bizantini, le conferisce nel complesso un aspetto piuttosto sobrio, in netto contrasto con il suo interno che invece è riccamente decorato con marmi policromi e stucchi, in un gioco di colori di straordinaria leggerezza, leggerezza accentuata dalla presenza degli archi che, grazie ad elementi architettonici chiamati “pulvini”, sembrano quasi sollevarsi e spingersi sempre più verso l’alto.
Punto focale della basilica è la zona del presbiterio dove si trova il Cristo Pantocrator, la raffigurazione di Cristo seduto sul Globo azzurro tra due Arcangeli mentre porge la corona di gloria a San Vitale: questo è forse il mosaico più celebre dell’intera basilica.
Un altro edificio religioso molto interessante per i suoi mosaici è la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo costruita nel 505 d.C.: in origine il suo nome era diverso ma nel IX secolo le spoglie del vescovo Apollinare vennero trasferite in questo luogo dalla Basilica di Sant’Apollinare in Classe e, di conseguenza, la basilica venne rinominata in suo onore.
Al suo interno è il colore oro a predominare: entrando nella basilica, infatti, si viene avvolti dalla luce sprigionata dalle tessere che compongono uno dei cicli musivi relativi al Nuovo Testamento tra i più vasti ed importanti al mondo! E mentre l’oro inonda completamente lo spazio silenzioso della basilica, lungo le pareti della navata centrale, divise in tre fasce ben distinte, scorrono le immagini della vita di Cristo, sfilano le figure di Santi e Profeti, si intravedono ancora le ombre di antiche sagome umane e di edifici ravennati.
Risale al V secolo d.C. il Battistero Neoniano, il cui nome deriva da quello del vescovo Neone. Avvicinandosi al battistero, la prima cosa che si nota è che l’edificio si trova interrato di circa 2 metri: si tratta del fenomeno della subsidenza che interessa questa zona, ovvero il progressivo sprofondamento del terreno.
All’interno, il soffitto del battistero è interamente ricoperto da mosaici e gli occhi si perdono nel tripudio di oro e blu.
Dopo un attimo di puro “smarrimento” (i mosaici sono talmente belli che non si sa veramente dove guardare!), lo sguardo corre inevitabilmente al centro della cupola, idealmente punto di contatto tra uomo e divino, dove, intensa ed emozionante, si trova la scena del Battesimo di Gesù: sullo sfondo color oro del tondo centrale, ecco Cristo, immerso fino alla vita nelle acque del fiume Giordano, che riceve il sacramento del Battesimo da San Giovanni Battista.
Un’altra tessera del meraviglioso “mosaico ravennate” è il Mausoleo di Galla Placidia (V secolo d.C.).
Questo mausoleo corrisponderebbe alla tomba dell’imperatrice Galla Placidia, morta a Roma nel 450 d.C.: in questo caso, l’uso del condizionale è d’obbligo perché gli storici non sono tutti concordi sul punto. Comunque, se ancora si discute su cosa sia realmente questo edificio, una cosa è però certa: internamente, le pareti del Mausoleo di Galla Placidia sono decorate con un ciclo di mosaici tra i più antichi di Ravenna.
Il cielo stellato su sfondo blu che copre senza soluzione di continuità l’intero soffitto è di un’intensità difficile da descrivere! E poi, i fiori stilizzati, le figure degli Apostoli e del Buon Pastore… Il blu è talmente intenso ed “avvolgente” che si prova la sensazione di essere completamente “inghiottiti” dall’ambiente circostante…
Ravenna, elegante e preziosa, si racconta attraverso i suoi mosaici e proprio come i mosaici, una tessera dopo l’altra, il suo disegno prende lentamente forma: il segreto è aggiungere ogni frammento con estrema cura, senza fretta, stando attenti al particolare… Alla fine, basterà allontanare leggermente lo sguardo per avere una visione d’insieme del risultato finale e, a quel punto, le parole non potranno che essere queste: “Ravenna è un vero capolavoro!”
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Ingrid Fox
I would love to get copies of Mosaici di Ravenna.