Castell’Arquato, un angolo di Medioevo tra i Colli Piacentini
Mi muovo in lungo ed in largo per l’Europa, volo oltreoceano per “addentare la Grande Mela” (The Empire State: New York City), cerco luoghi esotici nei quali scovare piccoli e grandi tesori e poi mi dimentico di vivere in un Paese pieno di bellezza! Sì, perché oltre alle città d’arte che tutto il mondo conosce e ci invidia, basta allontanarsi un poco dagli itinerari più noti per trovare vere e proprie chicche, alcune delle quali sconosciute ai più ma piene di fascino.
E’ quello che mi è successo un paio di mesi fa quando, in una soleggiata domenica di fine autunno, una cara amica mi ha fatto scoprire Castell’Arquato, piccolo borgo medievale arroccato sulle prime alture della Val d’Arda, nei Colli Piacentini, ad una mezz’ora di auto da Piacenza.
Se Piacenza, con la Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina (il Duomo), Palazzo Comunale, (detto “Il Gotico“) e soprattutto Palazzo Farnese, non ha certo bisogno di presentazioni, non posso dire la stessa cosa di Castell’Arquato di cui non sapevo praticamente nulla nonostante sia annoverato tra I Borghi più Belli d’Italia!
Risalente all’epoca romana, Castell’Arquato nacque originariamente come castrum (accampamento) militare che, cresciuto in dimensioni ed importanza durante l’epoca imperiale (I secolo a.C. – V secolo d.C.), venne trasformato in capoluogo rurale.
Nel VIII secolo d.C. venne eretta la chiesa di Santa Maria, detta La Collegiata, e all’inizio del 1200 il Vescovo di Piacenza trasferì in questo piccolo borgo la propria residenza, facendolo così diventare autonomo dal governo della città di Piacenza. Castell’Arquato fu guidato per anni dai podestà, quindi divenne signoria della Famiglia Scotti; successivamente passò nelle mani dei Visconti, degli Sforza, dei Farnese, dei Borboni e diventò infine un dominio sabaudo.
La struttura originaria del borgo medievale non ha subito importanti modifiche nel corso dei secoli in quanto lo sviluppo urbanistico è avvenuto essenzialmente al di fuori le mura, ma questo ha purtroppo favorito il progressivo spopolamento del centro storico nel quale si trovano oggi solo poche attività commerciali. Sinceramente trovo che sia un vero peccato perché penso che luoghi come questo debbano essere valorizzati il più possibile e il commercio insieme al turismo sono il miglior modo per farlo.
Addentrandomi nel borgo non posso fare a meno di notare come ogni famiglia nobiliare passata per Castell’Arquato abbia lasciato qui il proprio segno, a cominciare da Alberto Scotti che nel 1292 fece costruire quello che sarebbe diventato il bel Palazzo del Podestà.
Per proseguire con Azzone Visconti che nel 1342 fece innalzare intorno al borgo il “muro castellano” con le bellissime porte (due delle quali sono ancora oggi visibili) mentre suo zio Luchino Visconti, sempre in quegli anni, volle cominciare la costruzione della maestosa Rocca Viscontea.
Per arrivare al 1527 quando la famiglia Sforza fece erigere l’imponente Torrione Farnese.
E’ nell’incantevole Piazza Monumentale, resa ancora più magica dalle prime luci della sera, che posso ammirare in un colpo solo i monumenti che, più di altri, rappresentano i tre poteri medievali ovvero quello religioso della Collegiata, quello militare della Rocca e quello politico del Palazzo del Podestà.
Mi concedo una piacevole passeggiata per i vicoli lastricati del centro storico assaporando tutto il fascino del borgo medievale, un fascino rimasto per fortuna in buona parte inalterato nonostante il passare del tempo e mi soffermo ad osservarne gli incantevoli scorci.
Da un momento all’altro, mi aspetto di veder passare accanto a me una bella dama o un giovane cavaliere con l’armatura… “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto” (Ludovico Ariosto, Orlando furioso, 1532).
Il cielo si tinge di un caldo colore rosso che preannuncia l’arrivo della sera.
Sopra la Rocca si “accende” lo spicchio luminoso di una bella luna crescente e noi visitatori ci apprestiamo a salutare il piccolo borgo, lasciando che un sipario invisibile cali silenzioso su Castell’Arquato che sembra così rimanere sospesa in una dimensione senza tempo.