Italia,  Lombardia

La Casa degli Atellani e la Vigna di Leonardo, un angolo di Milano ancora poco conosciuto

Tra i tanti edifici storici del centro di Milano ce n’è uno insospettabile, perché meno conosciuto degli altri, ma che racconta un pezzo della storia di Milano e del legame della città con il geniale Leonardo da Vinci.

Correva l’ultimo decennio del Quattrocento quando, in pieno Rinascimento, Ludovico Il Moro, Signore di Milano, decise di dare in dono ad un membro della sua corte, Giacometto della Tela, due case vicine ma separate, da lui acquistate qualche mese prima dagli eredi della nobile famiglia piacentina dei Landi. Le due case disponevano di giardino ed erano situate lungo il Borgo delle Grazie, l’attuale Corso Magenta.

Milano_La Casa degli Atellani. Il primo cortile (visto dal secondo cortile che è adiacente): verso il 1480, Ludovico Il Moro volle creare un quartiere residenziale destinato ad una piccola élite nel quale potessero vivere i suoi cortigiani più fedeli. Così, appena fuori le mura, nacque il Borgo delle Grazie che divenne ben presto una delle zone più esclusive della città di Milano. Il quartiere si sviluppava intorno alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie e si racconta che fosse collegato al Castello Sforzesco da una rete di vicoli sotterranei. Qui trovarono casa le famiglie più prestigiose della città che fecero costruire i loro lussuosi palazzi. Sembra che anche Leonardo da Vinci abbia abitato in questa zona, partecipando ad alcuni progetti dei nuovi edifici. La dimora degli Atellani è ciò che resta del Borgo delle Grazie, saccheggiato e distrutto dopo la caduta degli Sforza.
Milano_La Casa degli Atellani vista dal primo cortile.

Gli Atellani, noti anche con il nome della Tela, erano una famiglia di diplomatici che, arrivati a Milano dalla Basilicata, entrarono a far parte della corte di Ludovico Il Moro. Le cronache dell’epoca e gli affreschi rinvenuti sulle pareti della casa donata loro dal Signore di Milano raccontano che quel luogo divenne il centro della vita mondana milanese, grazie soprattutto alle sontuose feste alle quali parteciparono le maggiori personalità della corte sforzesca.

Gli Atellani abitarono in questa dimora fino alla fine del diciassettesimo secolo, dopo di che l’immobile cambiò numerosi proprietari: i conti Taverna, i Pianca, i Martini di Cigala. Infine, nel 1919 l’ingegnere e politico Ettore Conti acquistò la casa con l’intento di andarci a vivere. A tale scopo, nel 1922 Conti affidò al genero, l’architetto milanese Piero Portaluppi, già autore del progetto della Villa Necchi Campiglio (Villa Necchi Campiglio, l’Art Déco a Milano), la ristrutturazione dell’immobile. Le due case originarie furono dunque trasformate in un’unica dimora, i muri che separavano le due corti furono abbattuti e fu creato un unico ingresso. L’intervento del Portaluppi fu incisivo ma, se da un lato l’architetto modificò in maniera significativa l’aspetto dell’immobile, dall’altro poté riportare alla luce affreschi e altri elementi originali dell’immobile.

Milano_La Casa degli Atellani: alcuni reperti recuperati nel corso dei lavori di ristrutturazione condotti dal Portaluppi.
Milano_La Casa degli Atellani: si racconta che quando l’ingegnere Conti acquistò questa dimora nel 1919 sua moglie Giannina Casati abbia obiettato al suo progetto di andarci a vivere dicendo: “Non vorrai che noi si venga ad abitare in questa topaia?!

L’architetto, infatti, ridisegnò strutturalmente l’edificio, le corti e il giardino rivoluzionando anche gli interni. Lasciò intatta solo la facciata neoclassica su Corso Magenta che, però, dovette essere rifatta dopo i bombardamenti del 1943. La nuova dimora dei coniugi Conti fu inaugurata nel 1922 in occasione delle loro nozze d’argento.

Milano_La Casa degli Atellani. Il secondo cortile: il Portaluppi mescolò con maestria e sapienza le proprie passioni, disseminando i due cortili interni con reperti vecchi di cinque secoli, riemersi durante i lavori di restauro dell’immobile. Il mosaico sul pavimento è un chiaro richiamo a quello in marmo di Candoglia del Duomo di Milano (Una serata nel Duomo di Milano). Accanto al trompe-l’oeil che raffigura una porta è collocata una guglia proveniente dal Duomo di Milano.
Milano_La Casa degli Atellani: nel secondo cortile sono visibili affreschi originali del Quattrocento riportati alla luce dal Portaluppi.
Milano_La Casa degli Atellani. Il secondo cortile visto dalla Sala dello Zodiaco
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dello Zodiaco: nonostante i segni zodiacali siano solo 12, in questa sala sono visibili 14 lunette. Questo perché il Portaluppi nel 1922 ampliò la sala abbattendo un muro e guadagnando così uno spazio supplementare che decorò con altre due lunette all’interno delle quali si leggono due iscrizioni: la prima è il motto francese “Faire sans dire” (“Fare senza dire”) mentre la seconda sono le lettere “H e J” iniziali dei nomi Hector e Joanna (Ettore Conti e Giannina Casati).
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dello Zodiaco: questa sala testimonia l’abilità dell’architetto Portaluppi di mescolare l’autenticamente antico con ciò che, seppure lo sembri, antico non lo è.
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dello Zodiaco: sulla volta compaiono i carri dei pianeti e su una delle pareti vi è una carta dell’Italia. Le figure dipinte sulle altre pareti rappresentano le stagioni.
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dei Ritratti: conosciuta anche con il nome di Sala del Luini, il pittore lombardo che la decorò, questa sala è la tangibile testimonianza della devozione della famiglia Atellani agli Sforza. La volta a lunette è completamente affrescata con motivi vegetali e arabeschi e sotto ciascuna lunetta compaiono 14 tondi contenenti i ritratti di altrettanti membri della dinastia sforzesca. Solo gli intrecci floreali affrescati sul soffitto e sulle volte sono originali, mentre i ritratti sono copie degli Anni Venti in quanto quelli originali furono trasferiti al Museo del Castello Sforzesco dove sono tuttora esposti.
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dei Ritratti
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dello Scalone: lo scalone fu progettato dal Portaluppi per introdurre gli ospiti ai saloni di rappresentanza situati al primo piano che furono purtroppo pesantemente danneggiati nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dello Scalone
Milano_La Casa degli Atellani. La Sala dello Scalone
Milano_La Casa degli Atellani. Lo Studio di Ettore Conti: scelse questa sala come suo studio privato. Sopra il camino è esposto lo stemma di alleanza risalente al matrimonio tra Cristina di Danimarca e Francesco II Sforza; si dice che questo stemma fosse stato ordinato dagli Atellani per rimediare alla mancanza del ritratto di Cristina tra i 14 tondi sforzeschi della Sala dei Ritratti. Le pareti dello studio così come la biblioteca sono rivestite con una boiserie seicentesca di scuola valtellinese.
Milano_La Casa degli Atellani. Lo Studio di Ettore Conti: particolare della porta di ingresso dello studio
Milano_La Casa degli Atellani. Lo Studio di Ettore Conti: uno degli attuali abitanti della casa sonnecchia sulla poltrona dello studio, incurante dei visitatori.

Oltre all’arte, Casa Atellani offre qualcosa in più, qualcosa che in una città come Milano non ti aspetteresti mai di trovare, ovvero una vigna. Sì, proprio così una vigna che, al pari della casa, racconta una storia antica e per lungo tempo dimenticata…

Milano_La Casa degli Atellani. Il Giardino delle Delizie
Milano_La Casa degli Atellani. Il Giardino delle Delizie: nell’Ottocento, grazie all’intervento dell’architetto paesaggista milanese Ercole Silva, il giardino divenne un esempio di “giardino romantico inglese” nel quale la natura e le emozioni prendono il sopravvento rispetto alla progettazione delle forme e dei percorsi. La Natura diventa la vera protagonista, le simmetrie scompaiono e il giardino diventa paesaggistico e, dunque, informale. Il giardino, però, fu nuovamente riprogettato dal Portaluppi che scelse nuove regole prospettiche incentrate su un viale ornato da statue di pietra, anfore e fontane.
Milano_La Casa degli Atellani. Il Giardino delle Delizie: il vescovo e scrittore piemontese Matteo Bandello scelse questo luogo, centro privilegiato della vita mondana milanese, per ambientarvi le trame di Novelle, 214 racconti raccolti il 3 volumi che vennero pubblicati nel 1554.

Nel 1482 Leonardo da Vinci arrivò a Milano, probabilmente inviato da Lorenzo Il Magnifico in veste di ambasciatore della cultura e dell’arte fiorentina, dove cominciò a operare lasciando il suo segno indelebile. Nel 1498 Ludovico Il Moro decise allora di donare a Leonardo da Vinci una vigna di circa 16 pertiche situata nel centro della città, quale segno di riconoscenza per il suo operato: infatti, erano questi gli anni nei quali il geniale artista stava realizzando Il Cenacolo, le decorazioni della Sala delle Asse nel Castello Sforzesco e il monumento equestre a Francesco Sforza.

Milano_La Casa degli Atellani. La Vigna di Leonardo: la vigna regalata a Leonardo da Ludovico Il Moro fu impiantata e coltivata nei campi in fondo al giardino della Casa degli Atellani. La donazione prevedeva un terreno di 16 pertiche (oltre un ettaro) del quale, però, non vennero indicati i confini. Grazie alle annotazioni di Leonardo e al suo Codice Atlantico, l’architetto e storico milanese Luca Beltrami riuscì a individuarne l’originaria posizione.

Nel 1500 la caduta di Ludovico Il Moro per mano delle truppe del re di Francia portò Leonardo da Vinci a lasciare Milano e la sua amata vigna che gli venne confiscata dai Francesi.

Milano_La Casa degli Atellani. La Vigna di Leonardo: perché Ludovico Il Moro decise di donare a Leonardo da Vinci proprio una vigna? Si pensa che la scelta sia stata dettata dal fatto che la famiglia di Leonardo possedeva molti vigneti in Toscana e, quindi, la “vigna milanese” lo avrebbe fatto sentire “a casa” anche nella città lombarda.

Nel 1507 Leonardo fece ritorno a Milano e grazie all’intervento di Carlo II d’Amboise rientrò in possesso della vigna della quale si prese cura fino al 1513, anno in cui lasciò definitivamente la città.

Milano_ La Casa degli Atellani. La Vigna di Leonardo: questo arco segna l’inizio della vigna che fu molto amata da Leonardo al punto tale che nel 1519, in punto di morte, ordinò che la sua vigna venisse divisa in due lotti uguali. Una parte andò a Giovanbattista Villani, suo fedele servitore, e l’altra parte al suo allievo prediletto, il pittore Gian Giacomo Caprotti detto Il Salai (ovvero “diavolo”).

Per volontà della Fondazione Portaluppi e degli attuali proprietari della Casa degli Atellani nel 2007 alcuni ricercatori e docenti dell’Università degli Studi di Milano cominciarono una serie di ricerche che si conclusero con il reimpianto di residui biologici vivi della vigna originale. Questa particolare operazione ha permesso di far rivivere la Vigna di Leonardo tanto che nel settembre 2018 l’uva prodotta è stata vendemmiata per la prima volta, decretando di fatto la nascita del vino più unico al mondo: la Malvasia di Milano, Anno I.

Milano_La Casa degli Atellani vista dal Giardino delle Delizie. Sullo sfondo, uno scorcio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie.

La Casa degli Appiani e la Vigna di Leonardo rappresentano una suggestiva oasi di pace nel cuore storico di Milano. Infatti, Milano (Milano, Nuovo Millennio) è proprio così: una metropoli frenetica e moderna che, però, riesce sempre a sorprenderti con angoli nascosti e inaspettati, incredibilmente belli e tranquilli. E questo luogo ne è un mirabile esempio: qui arte, storia e natura si intrecciano col genio di Leonardo da Vinci. Qui, la mondanità e il clamore sembrano appartenere a un’altra dimensione.

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