Suggestioni lombarde: il Monastero di Torba
Per fortuna questa strana estate 2020 sta portando con sé qualcosa di buono ovvero l’opportunità di scoprire un po’ più a fondo il nostro Bel Paese: infatti, complice il Covid-19 che sta (ahimè!) limitando parecchio i nostri spostamenti su e giù per il globo, in questa stagione il “turista-italiano-giramondo” potrà dunque dedicarsi alle bellezze “nostrane”. Perché, per le più svariate ragioni, spesso ci dimentichiamo di quanto sia bella l’Italia!
Poi, se proprio non dovessimo riuscire a decidere dove andare (in Italia c’è tantissimo da vedere!), non ci resta che munirci di “cartina italica”, chiudere gli occhi e puntare il dito: la sorte farà il resto…
A Gornate Olona, piccolo comune della provincia di Varese, si erge maestoso alle pendici di un’altura il Monastero di Torba che fa parte di uno straordinario e più ampio complesso archeologico inserito nel giugno 2011 nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO. In particolare, il complesso monumentale di Torba è composto dalla Torre, dalla Chiesa di Santa Maria e dai locali conventuali con l’ampio porticato.
Narra una leggenda che un giorno un brigante giunse a Torba, scacciò tutti gli abitanti e vi si insediò. Per sconfiggere l’invasore, la popolazione assoldò allora alcuni mercenari ma nessuno di essi riuscì nell’impresa. Fu così che una fanciulla di nome Raffa escogitò uno stratagemma per attirare in una trappola il malvivente: certa che questi l’avrebbe vista, la ragazza si mise a fare il bagno nel fiume Olona, lasciandosi condurre dal brigante nel proprio covo. A quel punto, Raffa gli gettò in faccia del sale e prese a picchiarlo con un randello ma purtroppo il brigante riuscì a resistere all’imboscata. Anzi, l’uomo si mise ad inseguire la giovane fino in cima ad una torre. I due caddero insieme nel vuoto ma mentre il brigante morì, la fanciulla riuscì miracolosamente a salvarsi e per ringraziare quello che lei riteneva essere stato il suo salvatore, Raffa fece erigere vicino alla torre una piccola cappella dedicata all’Arcangelo Raffaele.
Dal punto di vista architettonico, il Monastero di Torba è un fitto intreccio di epoche e stili, ognuno dei quali permette di “leggere” la sua storia e quella del territorio nel quale sorge: una postazione miliare romano-gotico-longobarda, trasformata in monastero benedettino e in comunità agricola.
Il primo nucleo del Monastero di Torba, detto castrum, risale al IV-V secolo d.C. Situato in una zona strategicamente importante sia per l’approvvigionamento idrico assicurato dal fiume Olona sia per le comunicazioni lungo l’asse transalpino, il castrum fu costruito dai Romani per scopi difensivi.
Con i Longobardi il castrum di Torba assolse funzioni civili fino all’VIII secolo quando, con l’avvento delle monache benedettine, cambiò nuovamente finalità: le religiose, infatti, vi fecero costruire un monastero ed aggiunsero all’insediamento già esistente un portico, le celle, il refettorio e una piccola chiesa intitolata alla Vergine Maria.
Divenuto parte del contado del Serpio, nel corso del IX e X secolo, Torba raggiunse il suo massimo splendore, trasformandosi in un importante centro agricolo e produttivo ma sul finire del XIII secolo, a causa degli scontri tra le famiglie milanesi dei Visconti e dei Della Torre, il castrum fu abbattuto, ad eccezione degli edifici religiosi. La condizione conventuale infatti garantì la sopravvivenza dell’insediamento di Torba fino al 1481 quando, a causa dell’insalubrità della zona, le religiose abbandonarono il convento e si trasferirono definitivamente a Tradate.
Con la soppressione degli ordini religiosi durante l’epoca napoleonica, Torba perse definitivamente lo status di monastero e l’intera struttura tornò ad essere utilizzata esclusivamente per scopi agricoli: fu così che il portico venne murato, gli affreschi vennero ricoperti di intonaco e l’entrata della chiesa fu ampliata per farvi passare i carri e gli attrezzi.
L’ultima famiglia di contadini abbandonò Torba nel 1971 e il complesso restò dimenticato fino al 1977 quando fu acquistato dall’imprenditrice Giulia Maria Crespi e donato al FAI (Fondo Ambiente Italiano) da lei stessa fondato.
I locali conventuali e l’ampio porticato formavano l’antico nucleo del Monastero: sul cortile interno si apre il bel porticato, sormontato dall’edificio che ospitava le celle delle religiose e uno spazio comune. Il porticato era il luogo nel quale le religiose ospitavano pellegrini e viaggiatori, che potevano così riposare al coperto e trovare ristoro. Quando però il monastero cambiò funzione e venne occupato dalla comunità agricola, il porticato fu tamponato per ricavarvi nuovi ambienti.
La torre a tre piani risale al V secolo ed è un una delle poche testimonianze rimaste nel nord Italia di architettura militare difensiva di epoca romana.
La sua struttura è possente ma al tempo stesso slanciata in quanto i muri si assottigliano via via che dalla base ci si sposta verso l’alto. In corrispondenza degli spigoli della torre si riesce ancora a intravedere dove si innestava la cinta muraria che saliva lungo il pendio e raggiungeva il castrum. La colombaia fu fatta aggiungere dalle monache e venne realizzata utilizzando ciottoli di fiume e frammenti di antichi sepolcri romani.
L’interno della torre racconta la complessa storia dell’edificio: al primo piano si trovava il sepolcreto delle badesse della comunità religiosa come dimostrerebbe la raffigurazione del volto di una monaca con accanto il lembo di un vestito molto ricercato che doveva appartenere ad una superiora. Poco distante si riesce a distinguere la scritta “Casta Aliberga”, un tipico nome femminile longobardo probabilmente appartenuto ad una religiosa del monastero.
La sala del secondo piano era invece l’oratorio ovvero il luogo nel quale le monache si riunivano per pregare: qui gli affreschi si sono conservati molto meglio (forse perché rimasti a lungo coperti dall’intonaco) e per tale ragione sono ben visibili le figure delle otto monache oranti senza volto.
La piccola Chiesa di Santa Maria sorge di fronte al monastero ed è caratterizzata da una tessitura muraria estremamente varia, testimonianza della storia tormentata dell’edificio.
Quello che colpisce immediatamente è l’estrema semplicità stilistica della chiesa: una prima struttura, composta da un’unica aula quadrata all’interno della quale si apriva l’abside, venne eretta nel corso del VIII secolo utilizzando pietre di origine fluviale mescolate a calce e sabbia ma, a causa del franare della collina sovrastante, l’edificio originario fu modificato e ampliato nel corso del XII e XIII secolo con l’inserimento di una parte absidale in tufo e mattoni.
All’interno la copertura della chiesa è a capriate lignee. Purtroppo, le raffigurazioni pittoriche non sono in buono stato e ciò ha finora impedito di identificare in maniera precisa i soggetti.
Nella chiesa sono state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro (ovvero colonnata), riferibile all’VIII secolo alla quale si accede attraverso due scale di pietra poste sulle pareti laterali.
Dal 1977 il FAI gestisce il Monastero di Torba e lo ha definito “Un angolo di Medioevo nel silenzio e nei boschi del Varesotto”.
In effetti, questa definizione sembra calzare a pennello a questo luogo! Infatti, non appena ci si incammina lungo il viale che conduce verso il Monastero di Torba si accede ad un luogo isolato, lontano, “sospeso”… Torba è un sito millenario, dal passato importante immerso in un territorio ricco di storia, arte e natura.